domenica 28 giugno 2015

Fassina, il pd e l’eterna scissione della ditta.


Corriere della Sera 28/06/15
Aldo Grasso
Stefano Fassina, dopo non pochi tentennamenti, ha lasciato il Pd di Renzi. Probabile che confluisca nel gruppo «Possibile», insieme con Civati, Cofferati, Landini, Mineo, Monica Gregori e altri duri e puri. «Con loro — ha detto il dissidente — ci ritroveremo per avviare un percorso politico sui territori, plurale, che possa raccogliere le tante energie che sono andate nell’astensionismo». 
 Per alcuni, lo strappo di Fassina è sacrosanto: non è Fassina che esce dal Pd, è il Pd che esce da Fassina e abbandona con lui i tanti elettori che si erano riconosciuti in un progetto diverso (quello perdente di Bersani?). Il Pd di Renzi sarebbe mutato geneticamente, il puro resta Fassina. Come Alexis Tsipras in Grecia. Che poi la criticata mutazione genetica consisterebbe nell’espressione di una novità radicale nel modo di essere della sinistra di governo in Italia. 
 Vero è che di genetico c’è solo il vizio del frazionismo, una tara che la sinistra si porta dietro da tempo immemorabile. Senza andare tanto indietro negli anni, basta ricordare Lotta comunista, il Partito Comunista d’Italia, Rifondazione Comunista, Iniziativa Comunista, il Pci Marxista Leninista, la Sinistra Critica, Sel... 
 Si tratta solo di scommettere chi, fra Fassina, Civati e Cofferati, dal possibile passerà al probabile. Cioè alla nascita di un nuovo gruppo, a sinistra della sinistra, più puro dei puri. Del resto, la scissione è la ragione sociale della «ditta». 
 


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