venerdì 8 agosto 2014

Il miracolo dei senatori tacchini

Mario Lavia 
Europa  

Il senato cancella il senato: dove fallirono Bozzi, Iotti, D'Alema è riuscita questa nervosa assemblea di palazzo Madama, chapeau
L’8 agosto 2014 dovrà essere ricordata come una giornata storica: non si era mai vista un’istituzione cancellare liberamente se stessa. Nulla di definitivo, lo sappiamo, la strada è tortuosa e terminerà solo col referendum che verosimimente si terrà nell’autunno dell’anno prossimo. Ma oggi il senato cancellerà il senato, perlomeno quel senato disegnato dalla Costituzione del ’48. Laddove Bozzi, Iotti, D’Alema fallirono, riesce invece questa assemblea di palazzo Madama, assemblea pure un po’ scombiccherata e nervosa, di certo non prona ai desideri del governo, eppure capace di decidere.
Ecco: per la prima volta c’è una decisione di un ramo del parlamento (e su se stesso!): ricordate la trita battuta sui tacchini che non vogliono anticipare il Natale? Bene, lo hanno anticipato. Chapeau.
Esce dunque smentito, in Italia e in Europa, chi considerava impossibile che il nostro paese sapesse condurre in porto una riforma strutturale: scetticismo peraltro più che comprensibile, dopo anni di fallimenti e di persistenti resistenze alle riforme. A maggior ragione, in Italia e in Europa, si dovrebbe salutare con soddisfazione il fatto che almeno stavolta una riforma si è fatta.
Giusto dire che gli italiani hanno altro per la testa. La crisi, la disoccupazione, le tasse. Bisogna – lo abbiamo scritto ieri – che il governo si impegni soprattutto su questi fronti con la stessa determinazione con cui si è impegnato sulla riforma del senato.
Ma ora che a palazzo Madama cala il sipario sulla riforma Boschi, c’è da dire che in un certo senso l’approvazione della riforma è una vittoria di tutti. Del governo in primo luogo, dei senatori della maggioranza e poi anche di quelli che hanno combattuto una battaglia durissima. Fra questi ci sono i cosiddetti dissidenti del Pd, a partire da quel signore di Vannino Chiti, le cui ragioni si ascolteranno anche alla camera e poi via via fino al referendum finale. Con grillini e leghisti fuori dal gioco, mentre Sel poteva giocarsela meglio.
Alla camera il testo si potrà migliorare ancora. Ma non si parli di attentato alla democrazia, ché anzi la democrazia si rafforza solo quando sa rinnovarsi. Dopo trent’anni, era ora.

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