domenica 24 agosto 2014

Il conflitto di Gaza ora può finire 
alla Corte dell’Aja? E ieri razzi da tre fronti.


Corriere della Sera 24/08/14

Il palazzone di 14 piani è ridotto in macerie: l’esercito israeliano sostiene che i comandanti di Hamas lo usavano come quartier generale per coordinare gli attacchi, i medici palestinesi parlano di almeno venti feriti, tra loro anche bambini. Attorno a bombardamenti come questo di ieri notte, il governo di Benjamin Netanyahu e l’Autorità Palestinese potrebbero trovarsi a dibattere davanti alla Corte internazionale dell’Aja. I fondamentalisti avrebbero dato il via libera al presidente Abu Mazen perché aderisca allo statuto di Roma e chieda al tribunale di aprire un’inchiesta per crimini di guerra contro Israele.

L’organizzazione che controlla la Striscia di Gaza se si è sempre opposta: i leader sono consapevoli che assieme alle altre fazioni possono essere accusati di aver violato le convezioni internazionali: il bersagliamento indiscriminato delle città israeliane (600 tra razzi e colpi di mortaio da quando la tregua è finita martedì, un bambino di quattro anni ucciso), le ripetute violazioni del cessate il fuoco, le basi di lancio nascoste tra la popolazione di Gaza. Khaled Meshal, il leader che vive in Qatar, ha sostenuto in un’intervista a Yahoo News che con «armi più precise gli obiettivi sarebbero solo militari». Ha anche chiesto «di non paragonare Hamas allo Stato Islamico».

Abu Mazen ha attaccato il movimento per le esecuzioni sommarie dei palestinesi (almeno 25) accusati di passare informazioni all’intelligence israeliana: «Non sono accettabili». Il Fatah, la fazione del presidente, le considera anche una strategia del terrore per reprimere la dissidenza contro una guerra che va avanti da quasi cinquanta giorni, i morti nella Striscia di Gaza sono oltre 2000, per la maggior parte civili.

Hamas non sembra ancora disposta a rimandare una delegazione al Cairo per riprendere le trattative: i mediatori egiziani invocano una tregua immediata, Abu Mazen cerca di esercitare pressioni sui capi fondamentalisti. Il governo di Netanyahu si rifiuta di negoziare sotto il fuoco e i ministri più duri lasciano trapelare che potrebbe essere decisa un’altra offensiva di terra, questa volta con l’obiettivo di far cadere Hamas.

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