Pubblicato il 26 aprile 2014, da Politica Italiana
Paolo Giarretta
Neppure Renzi riesce a cambiare le
cattive abitudini della politica italiana e a far superare l’istinto
tafazzista della sinistra? Abbiamo avuto Prodi e l’abbiamo buttato,
abbiamo avuto Veltroni e l’abbiamo buttato e ora anche Renzi è alle
prese con l’eterno fare e disfare, con l’idea dell’immobilismo?
Sono solo piccole crepe ma intanto già hanno effetto sui sondaggi ed è
cessata la crescita del PD. Io penso perché sta tornando una immagine
del solito partito, che decide una cosa e poi non la mantiene, che apre
infinite discussioni, fatte anche di buoni motivi, ma poi di
protagonismi individuali, di rese dei conti interne. Vedo con
preoccupazione che una parte dei nostri gruppi parlamentari non ha
ancora capito quanto sia cambiato il mondo e quanto sia in pericolo la
tenuta democratica del paese. Pensano sempre che vi sia tempo, che si
possa spaccare il capello in quattro, non capiscono che un paese
sfiduciato ha bisogno di risultati immediati. Magari imperfetti ma
tangibili.
Nonostante le inconcludenze nella vita parlamentare, l’incapacità di
fare una opposizione costruttiva, la deriva padronale, il M5S conserva
un elevato consenso tra i cittadini italiani. Unendo elettori di
sinistra e di destra. Un populismo a 360 gradi. Renzi sta provando, e ci
sta riuscendo, a reintrodurre una fiducia tra popolo e istituzioni, per
fare le cose e non limitarsi a sputare su tutto e su tutti. Ma sembra
che non vi sia piena consapevolezza in tutti di quanto deteriorato sia
il rapporto.
Prendiamo la questione del Senato. Intendiamoci: nel merito esistono
diversi modelli nelle democrazie europee, senati elettivi e senati con
elezioni di secondo grado e non è che gli uni siano meno democratici
degli altri. Non è una eresia proporre come ha fatto il Governo un
Senato eletto da “grandi elettori” ed è sostenibile che possa esistere
un Senato con i compiti ridotti ma essenziali per il buon funzionamento
della democrazia parlamentare che conserva un rapporto di mandato
elettorale con il popolo, magari prevedendo le elezioni contestualmente a
quelle dei consigli regionali.
Il punto è un altro. E’ che dietro queste posizioni si manifestano
due resistenze. Quella politica che non vuole che Renzi abbia successo.
Comprensibile in Berlusconi: partito in caduta verticale, comprende che
il successo di Renzi sulle riforme lo rafforzerebbe ancora di più. Non
comprensibile e politicamente criminale la resistenza interna, di chi
non comprende l’occasione unica che offre Renzi al PD: riaprire la
fiducia, ridare al partito quella centralità nell’opinione pubblica che
già aveva avuto con Veltroni e che è stata buttata via per ostinati
conservatorismi.
Poi c’è un’altra resistenza, più nascosta ma comunque robusta. Quella
delle grandi burocrazie dello Stato che Renzi ha incominciato ad
attaccare. Che ho conosciuto bene e che trovano sempre in Parlamento
delle alleanze. Grandi burocrati che sussurrano all’orecchio dei
senatori che bisogna difendere la dignità del Senato e che trovano
sempre orecchi pronti ad ascoltare, più pronti ad ascoltare il palazzo
che il paese. Purtroppo anche in casa nostra. Ricordo molto bene
nell’ultima legislatura la sordità di nostri senatori (non a caso
firmatari ora del ddl Chiti) sul tema della riduzione dei costi del
Senato, della creazione di servizi unificati tra Camera e Senato, ecc.
La letteraccia che ricevetti proprio da Vannino Chiti perché avevo osato
sostenere che i costi per le segreterie particolari delle Presidenze e
vicepresidenze del Senato erano vergognosi.
Questa è la battaglia in corso e mi meraviglio che non la si voglia
capire, che si pensi appunto che ci sia ancora spazio per i giochi della
mala politica: temporeggiare, sgambettare, conservare.
Bisogna ora prendere una iniziativa: si facciano le mediazioni
necessarie (Renzi lo sa e ha dimostrato di possedere anche questa
abilità) ma al giudizio degli elettori del 25 maggio occorre portare
risultati. Gli ottanta euro ci sono ora occorre dimostrare che la
politica è capace di riformarsi.
Nessun commento:
Posta un commento