Riccardo Imberti
Le affermazioni di Grillo di ieri sono
il concentrato del suo fare politica. Provocare ad ogni piè
sospinto, spararle sempre più grosse e volgari per confermare il
suo essere antisistema. Per questo motivo bisogna tenere alta la
guardia e non perdere tempo ad inseguire i suoi proclami. Il nostro
blog, per quel che vale, ha sempre evitato di dare risonanza ai
comportamenti e alle dichiarazioni del comico buffone, e continuerà
a farlo.
Quello che non dobbiamo sottovalutare
al contrario è il profondo disagio che il nostro Paese vive. Un
disagio che non è solo economico, ma fortemente impregnato di
pessimismo e di sfiducia diffusa, difficile da ricuperare.
Domenica ho incontrato un amico che da
tempo non vedevo e ci siamo intrattenuti a discutere sulla situazione
del Paese, sulla difficoltà dei giovani a trovare lavoro, a fare
famiglia, a dare fiducia alla politica in generale. Siamo
naturalmente arrivati a parlare di Renzi, del suo dinamismo e della
novità che rappresenta nel panorama politico italiano. Mi ha colpito
la considerazione dell'amico, che riassumo: "Mi auguro che Renzi
riesca a fare le cose che dice, altrimenti è la fine. Io aspetto di
vedere se ne sarà capace. Con qualche diffidenza, visto che in
questi vent'anni i politici di promesse ne hanno fatte tante."
Questa opinione diffusa è la più difficile da invertire; ci vuole
tempo e ci vogliono i fatti. Le accelerazioni impresse da Renzi sono
dettate dalla consapevolezza che non c'è tempo da perdere. Al tempo
stesso non bisogna commettere l'errore di pensare che tutte le
proposte avanzate in materia di riforme elettorali e istituzionali,
così come quelle sul lavoro, non possano essere discusse e
migliorate dal parlamento, ma tenendo ben presente che la situazione
è molto difficile e le scelte sono urgenti.
Una classe dirigente è tale se sa
leggere la delicatezza del momento e sa essere conseguente nei
comportamenti e nelle scelte. La minoranza del PD non può continuare
a vivere la vedovanza della sconfitta delle primarie e assumere
atteggiamenti rancorosi nei confronti di chi guida le riforme; non
può presentare proposte alternative come se fosse un governo ombra,
nostalgico di maggioranze alternative già dimostratesi
impercorribili; non può non capire che la riforma sul lavoro non
avrà tutte le garanzie sindacali possibili, ma se chiedi a un
giovane o a un disoccupato cosa privilegia in questa fase la risposta
è una sola: lavoro.
Sono gli obiettivi concreti e
praticabili che ricostruiscono la fiducia nella politica e la
credibilità nelle istituzioni democratiche, anche per impedire
l'emergere di comici che hanno come unico risultato una tragica
disperazione.
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