Intervista a Francesco Antonio Grana
Di Pierluigi Mele
2 aprile 2014
Uno scontro che dura da mesi quello
tra il Cardinale Angelo Bagnasco, Arcivescovo di Genova e Presidente
della Cei, e Papa Francesco. Segno di una Cei allo sbando. Su questo
abbiamo intervistato Francesco Antonio Grana, vaticanista de
ilfattoquotidiano.it
Grana, lei, pochi giorni fa, in un
articolo su ilfattoquotidiano.it, scriveva della “abissale”
differenza tra il card. Bagnasco e il magistero di Papa Francesco.
Non è un po’ troppo forte questo? Perché?
Sulla differenza abissale fra la Cei
di Bagnasco e Papa Francesco bisogna dire innanzitutto che stiamo
assistendo a uno scontro che è ormai in atto da diversi mesi,
ovvero dall’autunno scorso quando Papa Francesco ha escluso il
cardinale Bagnasco, presidente della Cei, dalla Congregazione
per i vescovi. Questo è stato un gesto molto eloquente che non ha
precedenti: mai infatti un presidente della Cei era stato escluso
dal dicastero della Curia romana che si occupa di scegliere i
vescovi nei paesi di antica evangelizzazione, Europa in primis.
Questo gesto è certamente l’inizio di un conflitto fra i due
abbastanza evidente a cui sono seguiti altri segni altamente
significativi. Cosa ci dice l’esclusione di Bagnasco dalla
Congregazione per i vescovi? È un segno di grande disistima del
Papa verso Bagnasco perché i membri di questo dicastero provvedono
alle nomine episcopali, cioè a valutare i sacerdoti che possono
diventare vescovi e i trasferimenti dei presuli da una diocesi
all’altra. Bagnasco non solo è stato escluso, ma è stato
sostituito, nella Congregazione, con il vicepresidente della Cei più
anziano per elezione, ovvero monsignor Gualtiero Bassetti,
arcivescovo di Perugia. Lo stesso Bassetti ha ricevuto poi subito
dopo la porpora da Papa Francesco. Il conflitto tra Bergoglio
e Bagnasco è abbastanza evidente e il Papa non ha ricevuto
l’arcivescovo di Genova alla vigilia della prolusione di gennaio
del Consiglio episcopale permanente della Cei, come è prassi,
mentre invece lo ha ricevuto alla vigilia dell’ultimo Consiglio
episcopale permanente, quello di marzo. E poi, ultimo gesto
forte di questo grande contrasto fra i due, è stata la decisione
del Papa di aprire l’assemblea generale annuale della Cei di
maggio in Vaticano pronunciando la prolusione che di norma spetta al
presidente della Conferenza episcopale italiana. Quindi, come si
vede, il conflitto non solo esiste ma è molto forte e nasce dalla
visione periferica della Chiesa che ha Papa Francesco. Da non
dimenticare che Bergoglio è stato anche presidente della Conferenza
episcopale argentina e conosce bene i meccanismi di queste
istituzioni. La Cei, oggi totalmente allo sbando, non ha saputo
orientarsi sulle linee del pontificato di Bergoglio
Quali sono, nella Cei, gli oppositori
di Papa Francesco?
Certamente l’oppositore principale è
il presidente della Cei, il cardinale Bagnasco, che in questo
momento svolge un ruolo assolutamente imbarazzante, e certamente
sarà ancora più imbarazzante quello che avverrà a maggio quando
il Papa, davanti a oltre duecento vescovi italiani, pronuncerà la
prolusione togliendogli di fatto il microfono, come ho scritto su
ilfattoquotidiano.it. È una chiara delegittimazione della
leadership di Bagnasco. Il presidente della Cei in questo momento
farebbe bene a rimettere il mandato non avendo più la fiducia del
Santo Padre. La disistima di Francesco verso Bagnasco evidentemente
si ripercuote a catena sui suoi confratelli dell’episcopato
italiano.
Una figura importante nella Cei, in
questo momento, è quella di mons. Nunzio Galantino…
Sì, il Papa ha scelto come segretario
generale della Cei il vescovo di Cassano, monsignor Nunzio
Galantino, abbastanza giovane per ordinazione episcopale, è vescovo
da appena due anni. Francesco ha per lui un’attenzione
privilegiata perché lo ha scelto in questa fase di transizione
molto difficile per la Cei, chiamandolo a traghettare questa
istituzione verso l’elezione del suo presidente. Il Papa vuole,
infatti, che la Cei, come avviene in tutte le altre conferenze
episcopali del mondo, elegga il suo presidente. Attualmente solo nel
nostro Paese egli è nominato dal Papa che è primate d’Italia.
Francesco ha scelto Galantino come suo braccio destro, come suo uomo
di fiducia e adesso l’ha confermato segretario generale della Cei
per cinque anni. Con un altro segno di grande affetto Bergoglio ha
deciso di visitare, nel prossimo mese di giugno, la diocesi di
Cassano. Quindi se da un lato Bagnasco è l’oppositore del Papa,
Galantino è l’uomo che in questo momento sta cercando di
concretizzare quelle riforme invocate da Bergoglio. Bisogna anche
sottolineare un’altra cosa a favore di Galantino e cioè che sta
cercando di mediare molto tra le posizioni dei due, di Bagnasco e di
Bergoglio. Questo gli fa onore perché non ha voluto giocare un
ruolo di forza avendo la fiducia piena del Papa, ma sta cercando di
consentire una transizione più serena possibile.
Un altro oppositore è Scola?
Ma no. Certo nessuno si è dimenticato
che poco più di un anno fa, il 13 marzo 2013, è partito un
telegramma di auguri per “Papa Scola” a firma dell’allora
segretario generale della Cei, monsignor Mariano Crociata, poi
nominato da Papa Francesco alla guida della diocesi di Latina, che
certamente non è una grande diocesi. In quel telegramma la Cei si
“sgamò”. Certamente quello è stato il segno che il candidato
di Bagnasco al pontificato era Scola. Ora l’arcivescovo di Milano
compare meno anche sui giornali, ma non lo vedrei come un oppositore
del Papa. Anche se bisogna dire qualche visione diversa con
Francesco c’è. Per esempio anche sull’Expo di Milano loro
speravano che il Papa accettasse subito l’invito. Sono andati da
Francesco con una delegazione insieme al cardinale Scola e invece il
Papa ha risposto con un semplice “vedremo” che nel linguaggio
episcopale vuol dire no.
Quindi un bilancio fallimentare quello
di Bagnasco?
Oserei dire che è fallimentare con il
pontificato di Papa Francesco. Un esempio significativo è questo:
il Papa non è un “primus inter pares” e quindi nella Chiesa
cattolica al Papa si obbedisce e se il Papa chiede ai vescovi di
eleggere il proprio presidente non capisco perché debbano passare
mesi e mesi di discussioni nel Consiglio episcopale permanente, da
gennaio a marzo, per dire che invece bisogna portare al Papa una
lista di quindici nomi. C’è tanta confusione perché
evidentemente c’è la volontà di contrastare Francesco. Se il
Papa chiede un’elezione, la richiesta è un atto di educazione da
parte del Papa, ma al Papa si obbedisce. Quindi non capisco perché
Bagnasco, e con lui i suoi fedelissimi, non abbiano obbedito al Papa
che aveva chiesto semplicemente di adeguare la Cei a tutte le altre
conferenze episcopali del mondo.
Quindi il disegno di Papa Bergoglio è
quello di una profonda ristrutturazione della Cei…
Sì, è cosi! Nel lungo cammino verso
l’elezione del presidente certamente lui ha indicato in Bassetti
una particolare predilezione. Gli ha dato la porpora, lo ha messo al
posto di Bagnasco nella Congregazione per i vescovi. Però se si va
all’elezione il Papa non può certo imporre un candidato, ma è
l’episcopato che dovrà scegliere liberamente. Ma, certamente, i
vescovi italiani non saranno miopi davanti a un segno di così
grande predilezione di Bergoglio verso Bassetti. Tra l’altro è da
sottolineare che egli è stato anche rettore di seminario e la sua
preparazione è certamente importante per dare suggerimenti sia per
contrastare e prevenire i casi di pedofilia, sia per valutare la
scelta dei candidati all’episcopato. Ha un curriculum che il Papa
ha apprezzato molto, però se si va all’elezione si va
all’elezione. Lo stesso Bagnasco potrebbe essere paradossalmente
riconfermato dai suoi confratelli. Il problema è che Bagnasco è
ben consapevole di non avere la fiducia dei suoi confratelli e
questo è il segno eloquente che c’è uno sfaldamento
dell’episcopato italiano che è sotto gli occhi di tutti.
Quando ci sarà l’elezione per il
nuovo Presidente della Cei?
Dovrebbe essere a novembre. È già
indetta l’assemblea generale speciale della Cei. Adesso è
importante sentire quello che il Papa dirà a maggio. In
quell’occasione Francesco darà dei criteri che poi l’assemblea
generale dell’episcopato italiano dovrà votare. Da li dovrà
uscire uno statuto nuovo e poi a novembre ci sarà l’elezione. A
questo punto si è capito che il segretario generale non verrà
sostituito e si procederà soltanto con l’elezione del presidente.
Dobbiamo vedere chi la spunterà. Se la Cei di Bagnasco con una
sorta di listone con quindici o venti nomi come dicono, oppure Papa
Francesco con un’elezione secca.
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