Internazionale1 aprile 2014
Gerhard Mumelter
“Verso la svolta autoritaria” è il titolo dell’appello scritto da Libertà e giustizia e firmato da Stefano Rodotà, Gustavo Zagrebelski, Dario Fo e altri intellettuali. E da personalità autoritarie come Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio.
Un appello
– diffuso prima di conoscere il testo della legge – che provoca
polemiche, ma che conferma innanzitutto le anomalie della politica in
Italia. La cui costituzione, anche dopo 66 anni, è sacra e intoccabile e
ogni tentativo di modificarla equivale a un attentato. Il linguaggio
dell’appello sfiora l’isterismo e fa presumere la resurrezione imminente
del Duce: “Stiamo assistendo impotenti al progetto di stravolgere la
nostra costituzione (…) per creare un sistema autoritario che dà al
presidente del consiglio poteri padronali”. Apriti cielo!
La costituzione italiana ha partorito il parlamento più farraginoso,
costoso e inefficiente d’Europa. Un parlamento in cui corporazioni e lobbies
da decenni svuotano ogni tentativo di riforma e uno stenografo arriva a
guadagnare 290mila euro, più del presidente della repubblica. Un
parlamento in cui per attivare il decreto sviluppo servono 71 passaggi
tra decreti, regolamenti e provvedimenti amministrativi. Un parlamento
che vara da decenni leggi incomprensibili che per entrare in vigore
hanno bisogno di un fiume di decreti attuativi, specialità tutta
italiana. Un parlamento in cui si può essere rieletti anche per
cinquant’anni.
È lo specchio di un paese immobile e ingessato, in cui i partiti
hanno sperperato milioni portando l’Italia nella crisi più grave del
dopoguerra. Se in mezzo a questo immobilismo uno si mette a correre,
desta sospetto. Dove vuole correre? La risposta è ovvia: verso la svolta
autoritaria.
È da trent’anni che si discute di riforma del parlamento, una
bicamerale è naufragata nel nulla dopo 18 mesi di lavori. Ma ora “non
bisogna avere fretta”, come sostiene Gaetano Quagliarello, che è stato
ministro per le riforme e membro del comitato dei saggi. Dopo aver
prodotto centinaia di pagine bisogna fermarsi per riflettere. E per
ridiscutere questioni già discusse decine di volte. Ma è questa la
specialità della politica italiana: discutere per anni per partorire un
topolino.
Ovvio che solo l’idea di un cambiamento drastico è
vista come incubo. A prescindere dalla sua realizzazione, ma questa è
tutta un’altra storia.
Una chicca: questo è il preambolo di un testo di riforma Costituzionale a firma Rodotà, del 1985 al fine di superare il Bicameralismo Perfetto. Un omonimo?
RispondiEliminahttp://www.camera.it/_dati/leg09/lavori/stampati/pdf/24520001.pdf
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