La manovra contenuta nel Def darà un'altra spinta di popolarità
anche alle riforme istiuzionali. Sul senato sono opportune correzioni,
ma chi nel Pd punta alla sponda di Grillo non fa nulla di utile
Matteo Renzi, si sa, è capace di sorprendere, e lo sta
confermando in queste ore con la manovra finanziaria più “di sinistra”
che avrebbe potuto escogitare. Anche i suoi oppositori però non
scherzano. Per esempio, l’ultima cosa che a questo punto ci si sarebbe
potuti aspettare, avendo l’esperienza di oltre di un anno di legislatura
alle spalle, era che nel Pd ci fosse qualcuno che avesse ancora voglia
di fantasticare su operazioni di sponda con Cinquestelle.
Eppure succede. Non so se Chiti, Mineo, Casson e gli altri senatori
sostenitori della proposta alternativa sulla riforma del senato siano da
iscrivere all’area di Pippo Civati (cioè del dirigente democratico che
più generosamente e dolorosamente ha sbattuto la testa sul muro
dell’indifferenza grillina alle sue avances), quel che pare evidente è che il loro tentativo sia destinato a fare la stessa malinconica fine.
Perché, va da sé, la fine del bicameralismo è una novità talmente
importante e delicata da imporre il massimo di attenzione e discussione.
Ma il merito delle questioni va insieme al contesto e al senso politico
delle operazioni. E se uno oggi ipotizza di procedere nella marcia
della quadrupla approvazione parlamentare di una riforma costituzionale
facendo affidamento su M5S, la cosa perde tutto il suo eventuale
interesse.
Né si aiuta, in questo modo avventuristico, l’opportuno lavoro di
miglioramento del testo proposto dal governo e ieri controfirmato dal
presidente della repubblica senza apportarvi modifiche.
Proprio perché una buona riforma è importante, e perché soprattutto
sul lato delle garanzie non tutto è convincente nella bozza del governo,
sarebbe meglio smetterla coi giochi finalizzati più che altro a
indebolire Renzi e a rallentare un percorso al quale gli italiani
guardano con speranza.
Come s’è platealmente dimostrato con l’inesistente allarme sullo
“sganciamento” di Forza Italia, c’è una forza politica intrinseca nel
disegno delle riforme istituzionali. La manovra finanziaria presentata
ieri, con il massicio taglio di spesa pubblica improduttiva, la
penalizzazione di alcuni soggetti forti e il sostegno alle fasce deboli,
darà probabilmente una spinta ulteriore, forse decisiva.
Il Pd è il motore di questo processo e ne sta chiaramente
beneficiando, come credibilità e consenso. Sarebbe logico dare una mano a
cambiare meglio, invece che cercare invano di trattenere un treno in
piena corsa.
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