Riccardo Imberti
La
notizia di un incontro a Roma per dare vita ad un'area riformista del
PD desta più di una perplessità.
Innanzitutto,
dopo una fin troppo lunga, ma necessaria, stagione di primarie e
soprattutto dopo la chiusura del congresso del PD sarebbe buona
cosa, vista la campagna elettorale imminente, che ci si dedicasse con
impegno e spirito di squadra ad una affermazione convincente alle
elezioni europee e a quelle amministrative.
La
storia si ripete? Non sempre.
Che
cosa si sarebbe potuto scatenare se dopo le primarie Bersani-Renzi,
lo sconfitto avesse preferito pensare ad organizzare la propria
corrente, anzichè (come ha fatto), girare l'Italia per sostenere le
buone ragioni del partito democratico? Anche questi sono segnali
inequivocabili della maturità e del senso di responsabilità di una
classe dirigente, elementi che marcano le differenze tra chi
ostinatamente, con la testa rivolta al passato, non intende
assecondare e facilitare i processi di cambiamento necessari al
nostro Paese.
Secondariamente,
il Paese ha bisogno di messaggi chiari e di politiche efficaci.
Non
è difficile comprendere che la situazione è tuttora molto critica e
complessa e che solo dopo aver raggiunto alcuni obiettivi ci sarà
tempo per discutere e meglio definire i compiti, i ruoli e le
responsabilità dentro il partito democratico.
C'è
una parte del partito che si è messo contro tutti i provvedimenti
dal governo Renzi, dal decreto lavoro alla riforma del Senato, alla
nuova legge elettorale. Non si vuole negare che alcune modifiche ai
progetti di legge presentati siano necessarie, non tutto ciò che
propone Renzi è da prendere a scatola chiusa. Sarebbe bene tuttavia
che ciò avvenisse con spirito di collaborazione e con metodo
costruttivo. Appunto come in una squadra all'attacco. Purtroppo,
invece, forse per il lungo periodo in Parlamento, alcuni esponenti
del partito democratico sono impegnati prevalentemente in
operazioni di disturbo e non hanno ancora realizzato che la
maggioranza al governo è espressione della stessa squadra.
Pare
emergere, in maniera sempre più evidente, una pericolosa saldatura
tra vecchi e nuovi conservatorismi. Se questa situazione permane è
evidente il tentativo di azzoppare non solo il premier ma la stessa
forza del partito democratico. Senza dimenticare che il ritorno
alle urne resta una possibilità tutt'altro che remota.
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