Padre Frans Van der Lugt aveva 73 anni. Padre Lombardi: «Muore un
uomo di pace, dove il popolo muore, muoiono anche i pastori»
Il prete olandese Francis Van der Lugt, 72 anni, che viveva in
Siria dal 1964, è stato ucciso oggi da uomini armati a Homs. Nei tre
anni di guerra civile in Siria il religioso, molto noto, si era più
volte rifiutato di lasciare il quartiere di Bustan al-Diwan a Homs,
roccaforte dei ribelli assediata da circa un anno dalle forze del
presidente siriano Bashar Assad, dicendo che non sarebbe andato via
dalla città fin quando sarebbero rimasti ancora cristiani nelle zone
bloccate. Stando a quanto riportano il sacerdote siriano Assad Nayyef,
che vive a Homs, e l’Osservatorio siriano per i diritti umani, il prete
olandese è stato aggredito da uomini armati e mascherati all’interno di
un monastero di Bustan al-Diwan ed è morto all’istante.
Tre mesi fa aveva lanciato un disperato appello, tramite Youtube,
perché venisse messa in salvo la popolazione di Homs ridotta alla fame
dall’assedio. «Insieme ai musulmani viviamo in una situazione difficile e
dolorosa e soffriamo di tanti problemi. Il maggior di questi è la
fame», affermava padre Frans. «La gente non trova da mangiare. Niente è
più doloroso che vedere le madri per strada in cerca di cibo per i loro
figli».
Tra la fine di gennaio e i primi di febbraio scorsi, circa 1.400
persone sono state evacuate dalla città vecchia di Homs in base a un
accordo raggiunto tra l’Onu e il regime siriano. Ma le condizioni
umanitarie per i civili nella martoriata città rimangono drammatiche.
Il portavoce vaticano, padre Federico Lombardi, ha commentato così
l’uccisione del gesuita Van der Lugt: «Muore così un uomo di pace,
che con grande coraggio ha voluto rimanere fedele in una
situazione estremamente rischiosa e difficile a quel popolo siriano a
cui aveva dedicato da lungo tempo la sua vita e il suo
servizio spirituale. Dove il popolo muore, muoiono con lui anche i
suoi fedeli pastori. In questo momento di grande dolore, esprimiamo
la nostra partecipazione nella preghiera, ma anche grande gratitudine e
fierezza per avere avuto un confratello così vicino ai più sofferenti
nella testimonianza dell’amore di Gesù fino alla fine».
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