Corriere della Sera del 04/04/14
Giuseppe Guastella
MILANO — Costretto a stare in casa la
notte, potrà uscire e viaggiare solo di giorno, ma senza abbandonare
un’area ben precisa, e ovviamente non potrà andare all’estero.
Vietato ogni contatto con pregiudicati e tossicodipendenti, dovrà
lavorare e «predisporre tutti gli accorgimenti necessari per
agevolare i controlli delle forze dell’ordine». Se giovedì
prossimo sarà affidato in prova ai servizi sociali, Silvio
Berlusconi dovrà chiedere l’autorizzazione ogni volta che vorrà
violare le «prescrizioni» imposte di norma dal Tribunale di
sorveglianza di Milano, i 13 punti riportati nel prestampato (foto )
che viene consegnato a tutti i condannati definitivi che beneficiano
della misura alternativa alla detenzione. Obblighi non proprio
pesanti, tant’è vero che spesso vengono criticati per la loro
mitezza, ma che nel caso singolare del leader di Forza Italia
rischiano di dare non pochi problemi di «agibilità politica»,
specie nella campagna elettorale delle Europee.
Il primo agosto
2013 l’ex premier è stato condannato definitivamente per frode
fiscale nel processo sui diritti tv Mediaset a 4 anni di reclusione,
ridotti a uno per l’indulto, con l’ex manager Daniele Lorenzano
(3 anni e 8 mesi, ridotti a 8 mesi), il produttore Frank Agrama (3
anni, indultati) e la manager Gabriella Galetto (14 mesi, sospesi con
la condizionale). Berlusconi ha chiesto di scontare la pena residua
(che scenderà a una decina mesi con la liberazione anticipata) in
affidamento ai servizi sociali. In teoria i giudici potrebbero dirgli
di no mettendolo alla detenzione domiciliare, con controlli delle
forze di polizia e due ore al giorno di libertà per le esigenze
fondamentali di vita, tipo andare dal medico. Però è una misura che
viene riservata solo a chi è considerato socialmente pericoloso,
come i delinquenti abituali. La legge non lo impone, ma per favorire
l’affidamento i condannati di solito si impegnano a dare un
servizio alla collettività. C’è chi va ad assistere i disabili e
gli anziani, chi a dare una mano in una comunità per
tossicodipendenti. I legali di Berlusconi assicurano che non hanno
proposto nulla, ma non è detto che non lo facciano nell’udienza
del 10 aprile. Una volta «affidato», l’ex premier dovrà tenersi
in contatto con l’Uepe di Milano, l’Ufficio esecuzione penale
esterna che lo seguirà «nell’opera di adattamento alla vita
sociale», si legge nelle prescrizioni che il condannato dovrà
sottoscrivere e che dovrà «portare sempre con sé». Ammesse uscite
dal territorio stabilito (che può anche essere più vasto della
regione di appartenenza) e violazioni degli orari (nel prestampato
vanno dalle 6 del mattino alle 23 della sera) per «motivi di lavoro
o di salute o familiari» o per partecipare a processi, ma solo
dietro autorizzazione dell’Uepe. «In caso di violazioni»
l’affidamento può essere sospeso o revocato. La vicenda si
riverbera su Lorenzano che aveva chiesto anche lui l’affidamento ma
si era visto fissare l’udienza al 15 aprile 2015, più di un anno
dopo Berlusconi. Dopo la pubblicazione della notizia sul Corriere
della Sera , il presidente del Tribunale di Sorveglianza, Pasquale
Nobile de Santis, ha anticipato la data di dieci mesi (11 giugno
prossimo) accogliendo una richiesta precedente dell’avvocato
Gianluca Maris che, dicono, si era persa tra le decine di migliaia di
fascicoli e istanze smaltiti ogni anno dall’ufficio con appena 15
giudici e una carenza di amministrativi che supera il 30 per
cento.
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