Grande clamore per la latitanza di Dell'Utri, grande attesa per le
decisioni su Berlusconi. Ma Renzi e il Pd si tengono alla larga, si
occupano di riforme e trasmettono il messaggio di non volersi più
occupare del passato.
Tutti alla caccia di Dell’Utri. Tutti a scrutare nelle pieghe
delle disposizioni sull’affidamento di Berlusconi. Tutti a polemizzare,
di nuovo, su sentenze a orologeria, persecuzioni giudiziarie o
trattamenti privilegiati, sulle invasioni della magistratura in politica
e della politica nella magistratura. Tutti tranne uno, il presidente
del consiglio. Meglio: il presidente del consiglio e il suo partito.
È ovviamente una notizia molto importante la latitanza dell’ex
senatore del Pdl, manager di Publitalia e cofondatore di Forza Italia.
Come è vero che i dettagli della futura vita da condannato di Berlusconi
non privi di conseguenze politiche. Infine, sono comprensibili sia
l’ansia di Berlusconi e del suo partito, che la diffidenza degli
antiberlusconiani verso misure che temono troppo morbide.
Ciò detto, lo smarcamento totale del Pd e di Renzi rispetto alle
vicende parallele (ma distinte) di Berlusconi e Dell’Utri è il simbolo
della stagione nuova nella quale i democratici sono entrati. Non
vogliono rimanere con la testa rivolta all’indietro, a rimestare nei
vent’anni di guerra civile a bassa intensità. Trovano più utile per
l’Italia e per se stessi occuparsi del presente e del futuro prossimo:
delle complicate e controverse riforme da condurre in porto, degli
impegni solenni e perfino temerari assunti dal premier, delle
aspettative suscitate in modo trasversale in tutta l’opinione pubblica.
La mossa più rischiosa è alle spalle: l’avversario storico,
condannato e decaduto, è stato ospitato in casa propria per stipulare
con lui un accordo di riforma addirittura costituzionale. Sembrava che
Berlusconi ne fosse uscito resuscitato e Renzi dovesse pagare chissà
quale prezzo: pare che stia accadendo l’opposto.
Tutto il resto è conseguente: Renzi non deve pagare alcun pegno al
passato, non deve provare nulla a nessuno, non deve misurare col
centimetro la distanza con vicende giudiziarie delle quali non s’è mai
occupato né per approfittarne né per lamentarsene. Lo spicchio di
elettorato che ancora si accalora su queste storie vota largamente per
Grillo o, all’opposto, per Forza Italia: forse non saranno mai elettori
di Renzi, pazienza. In compenso, ora al Pd può finalmente guardare
quell’ampia maggioranza di italiani che, a prescindere dalle convinzioni
politiche, del melodramma berlusconiano non vuole da tempo più sapere
nulla, avendo abbastanza drammi da superare in casa propria tutti i
giorni.
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