martedì 1 aprile 2014

La riforma, finalmente


Blog di Giuseppe Adamoli
1/4/2014

Il rischio di qualsiasi complessa riforma costituzionale è di essere realizzata in tappe successive senza un disegno organico. E’ ciò che era avvenuto nel duemila con l’approvazione del controverso Titolo V da parte dell’Ulivo (senza Rifondazione).
L’autocritica era suonata chiara fin dal minuto dopo: “Avremmo dovuto approvare anche l’istituzione del Senato delle Regioni. Così la riforma è monca ma la completeremo certamente entro breve tempo”. Sono passati più di dodici anni dall’entrata in vigore.
Questa volta non è così. La riforma richiede una seria discussione ma l’intenzione dell’organicità c’è tutta: legge elettorale, Senato, riforma del rapporto Stato-Regioni.
Della prima (Italicum) abbiamo già discusso varie volte e torneremo a farlo. Le Province saranno formalmente abolite. Del Cnel, ente totalmente inutile, nessuno si accorgerà che non esisterà più salvo chi ne fa parte. Qualche pensiero sulle due grandi novità.
Sul Senato delle Autonomie avevo firmato un “pacco” di documenti politici che ne auspicavano l’istituzione e ne disegnavano il volto. I paletti non sono molto cambiati. Si differenziano le funzioni. Basta con la doppia fiducia al governo e al doppio voto sulle leggi di bilancio con maggioranze diverse e qualhe volta contrastanti fra Camera e Senato.
Le competenze del nuovo Senato riguarderanno tutta la materia costituzionale; la nomina del Capo dello Stato, della Consulta e del Csm; le problematiche delle Regioni e degli Enti locali; i trattati Europei; il coordinamento della legislazione sull’asse Autonomie territoriali-Stato-Ue.
In questo modo la “seconda Camera non sarà una Camera secondaria” come annotava ieri Michele Ainis.
La composizione del Senato nel disegno di legge è più equilibrata (Regioni, Città, personalità scelte dal Presidente della Repubblica) rispetto a quella che Renzi aveva annunciato qualche settimana fa e che mi aveva fatto scrivere un titolo perentorio: “No al Senato dei Sindaci”.
Sul Titolo V l’impostazione è finalmente corretta. Riportare allo Stato l’energia, le grandi infrastrutture, la promozione turistica all’estero è indispensabile e improcrastinabile.
Spero che alla fine del processo di riforma sia chiarissimo il concetto di “interesse nazionale” quale limite insuperabile alla legislazione delle Regioni. Lo aveva proposto nel duemila Gianfranco Fini purtroppo inascoltato dall’Ulivo che inseguiva maldestramente la sirena leghista.
Ricordo questo fatto a dimostrazione che il dialogo a 360 gradi è doveroso, giusto e può essere molto fruttuoso.
Questa riforma costituzionale è indispensabile. Affermare che è l’anticamera di un nuovo fascismo è risibile. E’ curioso che adesso recalcitrino una parte di quei politici che la desideravano fortemente quando appariva lontana e improbabile.
Ma oggi la vogliono i cittadini ed è quel che conta.



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