La Stampa 03/04/2014
Massimo Gramellini
Il trattore truccato da carro armato. E poi, chissà, i forconi
truccati da fucili e le mucche da portaerei. Il rischio, con i
secessionisti veneti, non è di farne dei martiri, ma di consegnare
problemi reali e giganteschi a una parata di macchiette. La lista dei
nostri guai è stranota. Altrettanto nota, ma forse meno meditata, è la
lista di coloro che intendono risolverli con ricette strampalate e
atteggiamenti grotteschi. Uno legge le biografie e le parole dei
«terroristi» e pensa: dopo avere assaggiato e sputato la politica a
fumetti della Lega, davvero il ceto medio impoverito e arrabbiato del
Nordest immagina di affidare la propria riscossa a persone che al
massimo avrebbero potuto fare le comparse in un film del colonnello
Rambaldo Buttiglione? E i tantissimi giovani laureati e disoccupati che
comprensibilmente votano per i Cinquestelle non meriterebbero un
movimento politico più trasparente e un portavoce meno approssimativo di
Beppe Grillo? E il senso di legalità e giustizia sociale che anima il
popolo della sinistra può identificarsi in una conventicola di
intellettuali che da decenni dice di no a qualsiasi tentativo di
cambiare questo sistema sclerotico e oggi si stringe come una vecchia
cintura di castità intorno al povero Tsipras?
Chi sperava che il dilettantismo folcloristico di Berlusconi fosse
stata una parentesi deve ricredersi: in Italia la politica continua a
essere considerata una cosa talmente poco seria che persino i tentativi
di golpe si delegano ai pagliacci.
Nessun commento:
Posta un commento