martedì 17 febbraio 2015

Una stagione senza tregua


Riccardo Imberti
La vicenda di queste ore, riguardo alle riforme, suscita molta preoccupazione perchè rischia di far precipitare la situazione politica, nel momento in cui tutti gli indicatori ci dicono che l'Italia ce la può fare ad uscire dal tunnel della crisi interminabile di questi anni. 
Dopo che il patto del Nazareno è saltato, a seguito dell'elezione del presidente della Repubblica, Forza Italia ha inteso dare un duro segnale a Matteo Renzi, rinnegando tutto ciò che fino a quel momento aveva condiviso. La Camera dei Deputati ha vissuto una notte di scontri gravi,  le forze di opposizione hanno messo in atto tutto ciò che era possibile per creare bagarre con l'intento di bloccare i lavori fino all'abbandono della camera, lasciando, alla sola maggioranza, la responsabilità di procedere ad approvare gli emendamenti al testo di riforma. 
Ancora una volta Renzi ha dimostrato determinazione e il partito ha risposto unito, a parte i soliti Fassina e Civati, ma al tempo stesso, lo scenario che si presenta comporta per il futuro pesanti rischi di balcanizzazione del confronto parlamentare.
In una situazione di questo genere non è escluso che la legislatura possa interrompersi e il ricorso a nuove elezioni non sia una previsione lontana. Dal mio punto di vista sarebbe un bel guaio soprattutto perchè si cominciano a vedere i risultati del governo di Renzi, che in un solo anno, ha messo in moto provvedimenti che da troppo tempo il Paese aspettava.
Certo l'elezione del nuovo presidente della Repubblica, come è stato riconosciuto da molti, è stato un capolavoro politico e ha riparato le gravi ferite di due anni fa.
C'è da augurarsi che vi sia un ripensamento delle forze politiche e che si torni ad un confronto seppure aspro per trovare la più ampia condivisione sulla riscrizione delle regole democratiche. Purchè, come ha detto Renzi, non persista l'atteggiamento di chiusura, di ostruzionismo e di ricatto messo in campo in queste ore.
Questo è a maggior ragione necessario di fronte ai pericoli che la situazione internazionale pone al nostro Paese, che sta vivendo con apprensione le vicende della vicina Libia. Il richiamo dei nostri diplomatici rappresenta da solo un elemento che conferma la pericolosità di quel territorio, il continuo arrivo di migranti è anch'esso il segno di un paese allo sbando alla mercé dell'Isis. Quello che non serve in questo momento è affidare alle armi la risposta. La situazione attuale è in parte dovuta a ciò che l'occidente ha fatto quattro anni fa con l'eliminazione di Gheddafi e gli errori non vanno ripetuti. Il richiamo al ruolo dell'Onu e la disponibilità dell'Italia ad assumersi le proprie responsabilità sono all'interno di questo quadro, mi pare una cosa sensata. Renzi ha dichiarato che è necessario innanzitutto  un lavoro diplomatico prima che militare. questa scelta serve a tutti per comprendere la situazione ed è la sola che può impedire di fare precipitare la situazione e imboccare una via pericolosa non solo per il nostro Paese.  

Nessun commento:

Posta un commento