Opinioni
Philippe Ridet
corrispondente da Roma di Le Monde
da Internazionale 30 settembre 2013
Servito su un piatto d’argento. Beppe Grillo, che non ha mai
saputo che fare del suo successo alle elezioni di febbraio, accoglie la
crisi politica in corso e l’ipotesi di nuove elezioni con evidente
piacere. Mentre i suoi parlamentari sembravano aver definitivamente
perso lo strumento con il quale promettevano di aprire il parlamento
“come una scatola di tonno”, consumando le loro energie in dispute
interne e in processi interni, il leader del M5s ha subito seguito
Berlusconi verso la strada del ritorno alle urne.
I sondaggi non sono molto cambiati rispetto a questo inverno. Il
Movimento 5 stelle, nonostante i suoi errori e l’evidente incompetenza
di alcuni dei suoi elettori, raccoglie circa il 20 per cento delle
intenzioni di voto. Poco meno del Partito democratico (Pd) e del Popolo
della libertà (Pdl), accreditati entrambi al 27 per cento. Il paesaggio
politico continua a essere diviso in tre partiti inconciliabili.
Il 28 settembre, scatenando il caos per sfuggire ai suoi problemi
giudiziari (e non di certo per protestare contro un aumento dell’Iva),
Silvio Berlusconi, il forsennato di Arcore, ha realizzato il sogno di
Grillo: la crisi permanente, l’happening politico 24 ore su 24, la
grande fiera del populismo.
In questo paesaggio politico stravolto, mobile e isterico, dove tutti
rivaleggiano in mediocrità, questa situazione è tutta a suo favore. Non
c’è più bisogno di dimostrare i benefici dei cambiamenti e delle
riforme sostenuti dal suo movimento. Tutto viene cancellato, come su una
lavagna magica. Si ricomincia da zero.
In un paese senza punti di riferimento, senza memoria, in balìa di
tutte le avventure, eccolo pronto a riscendere in campo per promettere
l’uscita dall’euro (“basterà un clic su internet”) e “l’abolizione” del
debito italiano (più di duemila miliardi di euro, il 130 per cento del
pil). E questo può funzionare.
“Vogliamo le elezioni”, ha detto Grillo domenica 29 settembre, nel
giorno del compleanno di Berlusconi. Un bel regalo, non c’è che dire.
Contrario finora al sistema elettorale esistente, il famoso Porcellum
che ha portato alla catastrofe che tutti abbiamo sotto gli occhi, adesso
sembra non avere più così fretta di volerlo cambiare.
“Andiamo a votare e faremo le riforme quando saremo al potere”,
continua il comico genovese. Il porcellum infatti è perfetto per Grillo,
che tiene insieme il suo partito con il carisma personale. E gli
permette di scegliere i suoi parlamentari, nascosto dietro la presunta
trasparenza di internet.
“Voglio parlare”, ha detto Grillo, “a quei venti
milioni di persone che votano ancora per il Pd o il Pdl. Se continuate
così il Movimento scomparirà. Se non votate per noi io me ne vado”. Ecco
finalmente una buona notizia.
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