martedì 24 settembre 2013

Un ministero unico per la Formazione Così la scuola sarà più vicina al lavoro

Una proposta che fa discutere. Le competenze sono frammentate tra il Lavoro e l'Istruzione e l'università. E poi tra le regioni. Così questa leva fondamentale resta troppo debole.

walter passerini

Si è appena conclusa la manifestazione di inaugurazione della scuola italiana, un'occasione per riflettere sul ruolo dell'istruzione nella formazione dei cittadini pur di fronte alle difficoltà economiche. Non è tempo di polemiche, ma quello che ci è sembrato mancare nel decreto 104 appena approvato sono due assenze: una relativa alla inadeguatezza delle risorse per l'introduzione nel nostro ordinamento degli Its e di una vera educazione terziaria non accademica; l'altra l'inadeguatezza dei finanziamenti per l'introduzione nel nostro ordinamento dell'orientamento, di cui si parla nel decreto, ma che non può essere fatto a risorse zero. Forse è utile ribadire, in questo giorno simbolico, che la formazione merita più attenzione, soprattutto di idee, proposte e azioni concrete. Ogni tanto il capitolo formazione entra in qualche manifesto o programma o lista di buone intenzioni, ma viene spesso sommerso da altri capitoli ritenuti alla fine più importanti. La formazione è però una leva fondamentale che può dare un contributo decisivo. Quasi tutte le settimane, va ricordato, la formazione conquista le pagine dei giornali e gli spazi televisivi, perché viene abusata, violentata e concussa da avventurieri e delinquenti imprenditoriali con la complicità di funzionari pubblici. La formazione si merita ben altro. Per esempio, un ministero. Infatti, per superare la frammentazione delle competenze, il ministero del Lavoro e quello dell’Istruzione, Università e Ricerca dovrebbero occuparsene insieme. Oggi le competenze ministeriali sono suddivise e questo vanifica molti sforzi. Inoltre in Italia la formazione è ritenuta dalla Costituzione una materia di competenza delle regioni. Così dalla formazione dimezzata (tra i due ministeri) passiamo alla formazione frantumata, in venti sottosistemi, tante quante sono le regioni. In questo modo, la formazione diventa zavorra, preda delle burocrazie e delle cattive volontà. Serve invece un tavolo, una cabina di regia, un ministero, un sottosegretariato che, unendo e coordinando le prerogative di tutti, costruisca e valorizzi il sistema formativo nel suo complesso. Ce lo insegnano gli altri paesi europei. Lo richiede l’urgenza di una politica per l'occupabilità che combatta davvero la disoccupazione. Vogliamo discuterne? 
la stampa 23 09 2013

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