Gli attacchi quotidiani dalla stampa di Berlusconi sono
l'investitura più esplicita per colui che è considerato l'avversario più
pericolo. Con una sorprendente arretratezza culturale
In origine ci fu il veto telefonico di Berlusconi, nei giorni
della formazione del governo: l’attimo in cui, contemporaneamente,
Matteo Renzi vide sbarrarsi la strada per guidare le larghe intese da
palazzo Chigi, e spalancarsi quella della piena riabilitazione da parte
del popolo democratico.
Solo tre mesi sono trascorsi e l’operazione è completata. Colui che
nelle primarie del 2012 s’era dovuto difendere dall’accusa di «essere
andato ad Arcore» è ormai il nemico pubblico numero uno per tutta la
stampa berlusconiana. Rimane solo il dubbio di quale sia la causa e
quale l’effetto, tra l’ostilità dichiarata da Libero, Giornale, Panorama e perfino dal Foglio, e il travolgente successo renziano nelle Feste Pd, oltre che nei sondaggi in vista delle primarie sul segretario.
Naturalmente l’operazione antipatia dei media della destra è sottile.
Sconta di fare un favore a Renzi nell’immediato, con l’obiettivo a
media scadenza di trasmettere un messaggio agli incerti e allo stesso
elettorato berlusconiano, all’interno del quale è tuttora certificata
molta attenzione e simpatia verso il sindaco di Firenze.
Insomma, la copertina e il servizio demolitori di Panorama
sul renzismo invecchiato e ostaggio della nomenklatura cattocomunista
rappresentano l’investitura di Renzi come colui che può definitivamente
chiudere l’epopea politica dell’editore di Panorama facendo ciò che nessuno prima di lui ha neanche tentato: togliere voti a Berlusconi voti in maniera diretta.
Se l’operazione è chiara, sorprende quanto poco da destra si sia
capito della personalità di Renzi. È un po’ lo stesso errore compiuto da
alcuni nel Pd: pensare di poter colpire il sindaco per posizioni,
dichiarazioni o interlocuzioni denunciate, di volta in volta dall’uno o
dall’altro, come “di destra” oppure “di sinistra”.
Piaccia o meno, Renzi lungo questo asse è inafferrabile. Lo percorre
con agilità e rapidità, e soprattutto con un armamentario lessicale
diretto e popolare che rende concetti “di sinistra” o “di destra”
accettabili e condivisibili in maniera trasversale. Inoltre, com’è
ovvio, il Renzi che oggi deve conquistare la segreteria del Pd saprà
ricalibrarsi se e quando dovesse contendere voti alla destra.
Che chi ragiona secondo paradigmi tradizionali possa non capire
questo punto è comprensibile. Che lo stesso errore lo faccia chi è
cresciuto sotto l’ombrello berlusconiano dà l’idea della crisi che
affligge quel campo.
Nessun commento:
Posta un commento