venerdì 13 settembre 2013

Sbatti Renzi in prima pagina

Stefano Menichini 

Europa  
 
Gli attacchi quotidiani dalla stampa di Berlusconi sono l'investitura più esplicita per colui che è considerato l'avversario più pericolo. Con una sorprendente arretratezza culturale
In origine ci fu il veto telefonico di Berlusconi, nei giorni della formazione del governo: l’attimo in cui, contemporaneamente, Matteo Renzi vide sbarrarsi la strada per guidare le larghe intese da palazzo Chigi, e spalancarsi quella della piena riabilitazione da parte del popolo democratico.
Solo tre mesi sono trascorsi e l’operazione è completata. Colui che nelle primarie del 2012 s’era dovuto difendere dall’accusa di «essere andato ad Arcore» è ormai il nemico pubblico numero uno per tutta la stampa berlusconiana. Rimane solo il dubbio di quale sia la causa e quale l’effetto, tra l’ostilità dichiarata da Libero, Giornale, Panorama e perfino dal Foglio, e il travolgente successo renziano nelle Feste Pd, oltre che nei sondaggi in vista delle primarie sul segretario.
Naturalmente l’operazione antipatia dei media della destra è sottile. Sconta di fare un favore a Renzi nell’immediato, con l’obiettivo a media scadenza di trasmettere un messaggio agli incerti e allo stesso elettorato berlusconiano, all’interno del quale è tuttora certificata molta attenzione e simpatia verso il sindaco di Firenze.
Insomma, la copertina e il servizio demolitori di Panorama sul renzismo invecchiato e ostaggio della nomenklatura cattocomunista rappresentano l’investitura di Renzi come colui che può definitivamente chiudere l’epopea politica dell’editore di Panorama facendo ciò che nessuno prima di lui ha neanche tentato: togliere voti a Berlusconi voti in maniera diretta.
Se l’operazione è chiara, sorprende quanto poco da destra si sia capito della personalità di Renzi. È un po’ lo stesso errore compiuto da alcuni nel Pd: pensare di poter colpire il sindaco per posizioni, dichiarazioni o interlocuzioni denunciate, di volta in volta dall’uno o dall’altro, come “di destra” oppure “di sinistra”.
Piaccia o meno, Renzi lungo questo asse è inafferrabile. Lo percorre con agilità e rapidità, e soprattutto con un armamentario lessicale diretto e popolare che rende concetti “di sinistra” o “di destra” accettabili e condivisibili in maniera trasversale. Inoltre, com’è ovvio, il Renzi che oggi deve conquistare la segreteria del Pd saprà ricalibrarsi se e quando dovesse contendere voti alla destra.
Che chi ragiona secondo paradigmi tradizionali possa non capire questo punto è comprensibile. Che lo stesso errore lo faccia chi è cresciuto sotto l’ombrello berlusconiano dà l’idea della crisi che affligge quel campo.

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