La scelta delle dirigenze locali deve passare attraverso una vera
battaglia delle idee: solo così si forma classe dirigente libera di
decidere
Al Partito democratico, dopo il risultato elettorale e la
difficile scelta di governo, serve un congresso. Non è una cosa geniale
da dire, ed è una cosa sempre più evidente ogni giorno che passa. La
necessità e urgenza di un congresso non devono però fare perdere di
vista un’opportunità che si può cogliere e un rischio che il Pd corre in
questa stagione congressuale.
Al Pd serve un congresso per scegliere, e in alcuni casi addirittura
creare, una classe dirigente locale in grado di assumersi la
responsabilità di scelte di governo – locale e nazionale – in un
contesto difficile, in cui a risorse scarse corrispondono bisogni più
grandi: per essere una forza progressista di governo – sia
all’opposizione che al governo dei territori – serve selezionare una
classe dirigente che abbia capacità di visione e leadership e idee su
come organizzare il partito in un contesto politico e della società in
profondo mutamento. Attraverso l’ipotesi di una mozione unitaria per i
congressi provinciali, rischia di riproporsi il patto di sindacato che
ha retto il Partito democratico dalla sua fondazione.
La scelta delle dirigenze locali deve passare attraverso una vera
battaglia delle idee: solo così si forma classe dirigente libera di
decidere.
Questa è una necessità ancora più forte oggi che, con il profondo
rinnovamento della classe degli eletti, serve una dirigenza locale nei
fatti nuova, che guardi ai prossimi anni del Pd. La dirigenza dei
territori serve per il futuro del Pd: per sperimentare un nuovo modello
organizzativo (fine del finanziamento pubblico, nuova funzione dei
circoli), per mettere in campo e coordinare idee di governo. Una mozione
unitaria non permetterebbe di mettere in campo idee, anche sul piano
locale, che aiutino il Pd a fare un passo in avanti.
Il rischio che si corre in questa stagione congressuale è invece che
se ci si perde in una discussione sulle regole, e se il dibattito sulle
regole condiziona pesantemente il dibattito congressuale, si perda il
senso dello stare insieme. Il Pd le regole per il congresso le ha già, e
sono quelle contenute nello Statuto del partito. Rimettere in
discussione alcuni punti fondanti di esso, in un momento in cui deve
esserci giocoforza una discussione anche sulla visione che abbiamo per
l’Italia, rischia di approfondire le divisioni.
Stiamo uniti almeno sulle regole e dedichiamo tutte le nostre energie
ad immaginare il futuro dell’Italia. Se dal Pd, come tutti crediamo,
passa il futuro dell’Italia, è importante che ci impegniamo in questa
direzione.
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