sabato 27 luglio 2013

Il Durt e le lacrime di coccodrillo dei grillini

Grillo si dissocia con una nota dello staff che aggiunge perplessità, se non sgomento, al modus operandi dei grillini
  
I giorni o, per meglio dire, le notti di gloria del M5S stanno per esaurirsi.
Eppure, rispolverando la vecchia pratica dell’ostruzionismo parlamentare sul decreto del fare, i grillini hanno in un colpo solo centrato – almeno per ora – l’obiettivo di riconquistare la leadership dell’opposizione esauritasi negli ultimi tempi e incassato l’assegno staccato in campagna elettorare sull’essere dei guastatori. Senza contare che hanno innescato quell’ingorgo parlamentare che rallenterà l’esame dei provvedimenti che in questo scorcio di luglio rischiano di affollare ferragosto.
Tuttavia, la furia iconoclasta di Grillo e perfino a tratti giacobina dei suoi seguaci, se ha avuto il merito di aver recuperato un rapporto tra i Cinquestelle e il loro elettorato accordando loro quella popolarità mediatica ricercata ad ogni costo, dall’altro è incappata in un paradosso politico inaggirabile. Grillo & Co incassano il loro miglior risultato mediatico nel momento in cui vengono meno a quella che essi stessi definiscono essere la loro mission. Ovvero lo smantellamento dello statu quo.
In primo luogo, calcolando male le conseguenze del loro ostruzionismo, hanno offerto l’occasione al governo per accelerare il percorso delle riforme costituzionali. I Cinquestelle lo hanno capito troppo tardi ma la richiesta di un incontro con il premier Letta in merito ai lavori parlamentari e alle prossime riforme costituzionali ha il gusto salato delle lacrime di coccodrillo.
In secondo luogo, troppo occupati a guardare – seppure strumentalmente – la pagliuzza del ricorso o meno alla decretazione d’urgenza da parte del governo (e c’è da chiedersi se vi sia qualcosa di più urgente che non dare risposte alla crisi), non hanno visto la trave nel loro stesso occhio. Hanno sacrificato sull’altare della loro mission, per una logica tutta “partitica”, una battaglia sui contenuti di un decreto che fin d’ora si sa che sarà cambiato al senato rispetto alla formulazione che sarà approvata dalla camera.
Mentre i riflettori sono accesi sullo psicodramma ostruzionistico-mediatico grillino, ha rischiato di passare sotto silenzio, o quasi, la netta contrarietà delle imprese per un provvedimento che a detta dei piccoli (Rete imprese Italia) ma anche di Confindustria e dell’Ance tradisce le promesse di semplificazione fatte dal governo.
E questo in massima parte per una norma introdotta nell’articolo 50 del decreto del fare che con il Durt (documento unico di regolarità tributaria) impone in un colpo solo ben 21 adempimenti e rischia di complicare ulteriormente la vita di molti imprenditori, soprattutto piccoli. Non solo con la trasmissione mensile della documentazione all’agenzia delle entrate, ma anche costringendo microimprese che oggi versano trimestralmente l’Iva a farlo mensilmente con il rischio del fallimento. Una norma che, neanche a dirlo, è contenuta in un emendamento del grillino Pisano approvato dalla maggioranza in commissione bilancio.
Una norma da cui, a ben quattro giorni dalla sua approvazione in commissione, ora Grillo si dissocia con una nota dello staff che aggiunge perplessità, se non sgomento, al modus operandi dei grillini. «Il M5S – si legge nella nota – si dissocia dall’emendamento presentato dal suo esponente della camera, Giacomo Pisano, e noto come Durt». Di qui la promessa che ha il sapore della sconfitta: i grillini al senato sono «al lavoro per cancellarlo tramite tre emendamenti soppressivi già programmati in commissione bilancio».
Avrebbero potuto farlo alla camera se non avessero preferito sfidare il governo e far scattare la fiducia. Ma, ad oggi, non risulta che ne avessero l’intenzione. Alla sua prima legislatura e alle sue prime battaglie in commissione bilancio il M5S scivola così sulla sua prima buccia di banana, partorendo un mostro che estende il principio della responsabilità tra imprese dal pagamento dei contributi a quello delle tasse.
Il governo con Fassina e D’Alia ha anticipato che la norma sarà cambiata. I leghisti stanno facendo il diavolo a quattro, così Scelta civica e lo stesso Pd che si è impegnato in senato all’eliminazione del Durt. Prima di salire in cattedra e gridare al regime, i grillini avrebbero fatto bene a valutare le conseguenze delle loro proposte e del loro comportamento.

Raffaella Cascioli

Europa - 26/07/2013

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