martedì 16 luglio 2013

LA CONGIURA DEI BUONI NELLA CURIA ROMANA

AGOSTINO GIOVAGNOLI
Papa Francesco ha suscitato e continua a suscitare grande sorpresa. Dietro cui si nascondono, però, molte perplessità e resistenze. La sorpresa è stata abbondantemente enfatizzata dai mass media di tutto il mondo. Perplessità e resistenze, invece, sono rimaste finora sottotraccia. Ma proprio queste saranno cruciali per determinare le sorti dell’attuale pontificato. Papa Francesco, infatti, ha avviato in pochi mesi una rivoluzione – non teologica o ecclesiastica, ma religiosa e pastorale, con ricadute storiche, sociali e culturali – con cui non è facile sintonizzarsi immediatamente. È naturale, perciò, che si manifestino dubbi e incertezze. Ma se perplessità e resistenze si coaguleranno in un’opposizione vera e propria, la svolta di papa Francesco potrebbe essere fermata.
Finora i problemi principali sono stati individuati in non meglio identificate lobby ecclesiastiche nascoste nella Curia romana. Ma appare più insidiosa la “congiura dei buoni” che si esprime altrove, attraverso chiacchiere a mezza bocca su un papa inadatto al suo ruolo perché troppo “semplice” o silenzi pubblici su un pontefice eccessivo ed “esibizionista”. Con la sua carica non solo simbolica ed emotiva ma anche storica e strategica, il viaggio a Lampedusa ha indotto un salto di qualità anche nelle resistenze a papa Francesco. Sono infatti venuti allo scoperto alcuni politici italiani. Come di consueto, la “Padania” ha invitato il papa ad accogliere gli immigrati in Vaticano, mentre il leghista Boso si è detto contento quando affondano nel Mediterraneo barconi pieni di uomini e di donne. Anche gli insulti di Calderoli al ministro Kyenge si inseriscono nel contesto del dopo Lampedusa. E mentre Magdi Cristiano Allam ha rapidamente dimenticato il suo recente battesimo, Cicchitto e Gasparri ammoniscono a distinguere tra parole religiose e pratiche politiche, confinando il viaggio del papa nella sfera dell’irrilevanza. La partita vera, com’è ovvio, si gioca dentro il mondo cattolico: è qui, soprattutto, che Francesco vincerà o perderà la sua sfida. Ma le sortite dei politici pongono ai cattolici problemi cruciali che essi non possono evitare.
Indubbiamente, il respiro universale di questo papa argentino non può essere ridotto alle piccole vicende della politica italiana. E papa Francesco non sembra interessato ad intervenire in tali vicende. Ma proprio per questo non è neanche possibile attribuirgli a priori l’adesione al principio di equidistanza cattolica dai partiti politici, prevalente nella Seconda Repubblica italiana, di cui ha molto beneficiato Silvio Berlusconi. E, soprattutto, nessuno può impedire che la forza rivoluzionaria del suo pontificato abbia un impatto anche sulla politica italiana. A Lampedusa Francesco ha usato l’immagine delle “bolle di sapone” per descrivere il ripiegamento non solo nell’indifferenza ma anche nel futile e nel provvisorio, aggiungendo che “Erode ha seminato morte per difendere la propria bolla di sapone”. Unendo la leggerezza della futilità e la pesantezza dell’indifferenza, ha colto plasticamente non solo la responsabilità morale ma anche l’estraneamento dalla storia di chi non si interroga sui milioni di migranti nel mondo globalizzato. Con parole semplici ma efficaci il papa che viene dall’altro capo del mondo ha svelato l’insipienza etica e politica di gran parte della classe dirigente attuale, non solo italiana ma anche europea.
I giornalisti della “Padania”, Boso e Calderoli, Cicchitto e Gasparri non hanno intenzione di uscire dalla bolla di cui ha parlato Francesco. Non è una sorpresa. Ma i cattolici possono fare altrettanto? “Famiglia cristiana” ha denunciato il silenzio di molti davanti agli attacchi contro il papa. E l’“Eco di Bergamo” le ha fatto eco svelando l’ipocrisia di chi continua a separare radicalmente fede e politica. È infatti palesemente insostenibile che, alla luce delle parole pronunciate dal papa a Lampedusa, sia indifferente se ai figli degli immigrati verrà concessa o meno la cittadinanza, se saranno riformati i Centri di identificazione ed espulsione, se a Lampedusa continueranno a mancare strutture adeguate per accogliere migliaia di disperati… Tra i cattolici, l’insistenza sulla “sorpresa” di papa Francesco sta diventando il modo più frequente per non prendere veramente posizione. C’è intanto tra loro chi cerca la via di mezzo, respingendo le critiche a papa Francesco ma senza trarne conseguenze concrete e senza prendere le distanze dai politici che respingono il suo appello. Dopo il viaggio a Lampedusa, però, appaiono decisamente poco credibili i tentativi di mediare tra le scelte del sacerdote e del levita che passano indifferenti e quelle del buon samaritano che soccorre l’uomo mezzo morto ai margini della strada. Sono problemi che investono oggi anche l’episcopato italiano, cui il papa ha rivolto qualche mese fa parole esigenti e rigorose, affidandogli esplicitamente la responsabilità di affrontare i problemi posti dalla politica italiana.

La Repubblica  - 16/07/2013

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