Davvero il Pd rischia di saltare in caso di condanna in Cassazione?
Purtroppo non è un ragionamento assurdo. Però si può evitare, anche
decidendo sul congresso
Bisogna fare di tutto perché quella di Ugo Sposetti non diventi
una profezia che si autoavvera. E cioè perché non sia comunque il Pd,
con qualsiasi esito della camera di consiglio, a volare in pezzi a causa
della sentenza della Cassazione sul processo Mediaset.
Sposetti è votato alle analisi provocatorie, che però spesso hanno un fondamento.
Possiamo perfino prescindere dalle scontate reazioni del Pdl nel caso
di conferma delle due sentenze di primo grado e d’appello, con relative
pene, a carico di Berlusconi. Perché tutti sanno che l’eventuale
condannato è anche il leader più affezionato all’attuale quadro politico
e alla sopravvivenza del governo Letta. Insomma, non saranno le
Santanché a far saltare il banco delle larghe intese.
Il vero interrogativo riguarda la tenuta del Pd di fronte alla
prospettiva di governare ancora a lungo con un Berlusconi truffatore
patentato, bandito dalla vita politica, magari costretto agli arresti
domiciliari. Interrogati, dirigenti di tutte le aree Pd escludono
contraccolpi, con un argomento semplice: non sarà una condanna in più o
in meno a cambiare il giudizio sull’uomo col quale abbiamo deciso di
provare a governare senza alcuna illusione sulla sua probità.
Facile dirlo oggi. Nel caso, la volontà di tenuta andrà verificata
sotto la pressione di un’opinione pubblica interna e internazionale
rinfocolata dalla mannaia giudiziaria su Berlusconi. È facilmente
prevedibile che dall’interno dello stesso Pd a quel punto partirebbero
schegge di insofferenza.
Per questo è cruciale affrontare il passaggio rimanendo uniti, dando
l’idea di un Pd pronto e affidabile in ogni caso, in grado di scegliere
il meglio per il paese e di farlo coincidere col meglio per sé.
Non è quanto è uscito dall’ultima riunione di direzione. E ora
sarebbe stato pessimo se un rinvio delle decisioni congressuali avesse
lasciato negli occhi quella immagine dei democratici, e l’incertezza sui
tempi, sui modi, sui candidati e sul ruolo di colui che a destra
considerano il vero avversario in caso di elezioni ravvicinate. Non
andrà così, a quanto pare c’è la volontà di sciogliere i nodi. Speriamo.
C’è chi dice che un Renzi in campo possa funzionare come deterrente
alle bizze berlusconiane, quindi come polizza d’assicurazione per Letta.
Finché lo dicono i renziani, l’opinione ha un valore relativo. Sarebbe
utile se si dessero da fare per convincerne il presidente del consiglio.
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