giovedì 24 ottobre 2013

Milano: Il Pd alla conta per il segretario ma le correnti hanno già vinto

Quattro in corsa per un risultato ancora incerto

RODOLFO SALA

HAN deciso così, di non spalancare le porte, al Nazareno; le regole valgono da Sondrio a Trapani. Eppure c’è qualcosa strano, le primarie di rito ambrosiano rispecchiano solo in minima parte gli schieramenti in campo in vista della partita vera, quella che si giocherà l’8 dicembre con l’annunciata incoronazione di Matteo Renzi. Qui tutto si mescola e molto trascolora. Nel nome di una “peculiarietà” milanese che rischia di alimentare la confusione. E di rendere necessaria - considerata la frammentazione delle diverse aree una prova d’appello dopo il voto di sabato. Se nessuno dei quattro candidati, come tutti dicono a cominciare proprio da loro, raggiungerà la maggioranza assoluta dei voti, il segretario verrà eletto il 4 novembre tra i primi due arrivati dall’assemblea provinciale dei delegati, usciti anch’essi da questa conta interna.
Insomma, a Milano i fan del sindaco di Firenze i e sostenitori di Gianni Cuperlo vanno in ordine sparso, si dividono al loro interno. I renziani, quelli della prima ora, sostengono il trentenne Pietro Bussolati (in prima fila il segretario lombardo Alessandro Alfieri, Gabriele Messina, gli assessori comunali Maran e Rozza, ma anche il consigliere regionaleFabio Pizzul). Mentre quelli arrivati dopo (l’area Dem di Franceschini) giocano la carta di Arianna Censi. La quale, alla vigilia della sfida milanese, si guarda bene dal dichiarare che cosa farà alle primarie nazionali: «Non so ancora per chi voterò, una cosa alla volta».
Più o meno la stessa cosa succede dall’altra parte. L’8 dicembre sceglieranno Cuperlo sia David Gentili che Arianna Cavicchioli, gli altri due candidati alla segreteria provinciale. Il primo sostenuto da uno schieramento abbastanza trasversale. «La mia candidatura non appartiene a nessuno», insiste lui, che mette insieme un pezzo di ex bersaniani (il segretario uscente Roberto Cornelli e quello milanese Francesco Laforgia), battitori liberi come l’assessore Pierfrancesco Majorino e amici di Pippo Civati, altro pretendente al trono nazionale, come il capogruppo a Palazzo Marino coma Lamberto Bertolé. Poi c’è Arianna Cavicchioli, che catalizza il nucleo dei bersaniani puri, da Maurizio Martina a Matteo Mauri, e gode del sostegno massiccio della Cgil: per lei si spendono in prima persona l’ex segretario della Camera del lavoro Onorio Rosati, ora consigliere regionale, il suo successore Graziano Gorla, e pure l’europarlamentare Antonio Panzeri.
Insomma, ognuno gioca per se, l’importante è contarsi per contare dopo, quando i delegati eletti nell’assemblea provincialesu liste collegate ai quattro candidati segretari, decideranno a chi far gestire il partito milanese in una fase cruciale, che comprende anche la scadenza del 2016, quando bisognerà affrontare la complicatissima partita delle elezioni comunali, e magari con Pisapia non più ricandidato, come si vocifera con insistenza. Nel Pd c’è chi vede in queste strane primarie «un’occasione mancata ». Lo dice, anzi lo urla, il responsabile dei giovani, il 25emme Giacomo Marossi: «A Milano stiamo facendo un congresso imbarazzante, che ha il solo scopo di pesare col bilancino i voti di tutte le mini-correntii, per poi vendersi al miglio offerente; a Palazzo Marino c’è una giunta che va risollevata, e invece qui ci si spacca in quattro». Per Marossi, che comunque voterà per Gentili, il “rito ambrosiano” è un disastro: «Almeno a livello nazionale ci si confronta tra schieramenti che esprimono valori».

La Repubblica - 24/10/2013

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