martedì 15 ottobre 2013

Dire no all'amnistia è di sinistra

Domenico Petrolo

Uffingtonpost 15/10/2013
 
Se "il grado di civiltà di una società si misura dalle sue prigioni" come affermava Dostoevskij allora il grado di civiltà dell'Italia è veramente basso.

Secondo l'ultimo rapporto Antigone i detenuti in Italia al 31 ottobre 2012 erano 66.685 a fronte di una capienza regolamentare dei 206 penitenziari italiani di 46.795 posti. Un disastro che rende disumane le condizioni di vita dei detenuti e trasforma questi luoghi deputati alla riabilitazione in vere e proprie università del crimine.

Non ci sono dubbi: esiste da anni una questione carceri in Italia. Ma siamo sicuri che l'unica soluzione sia aprire le porte ogni 7 anni? L'ultimo provvedimento è del 2006 ed oggi ci ritroviamo da capo a dodici. E probabilmente ci ritroveremmo cosi anche fra 7 anni.

Certo non possiamo accettare che i detenuti vivano nelle condizioni attuali: siamo al limite del rispetto dei diritti umani. Ma allo stesso modo non è accettabile che la politica, non riuscendo a produrre soluzioni strutturali, proceda con le solite soluzioni tampone che lanciano sempre lo stesso messaggio: Il rispetto delle regole in questo Paese è un'opzione possibile ma non necessaria.

Occupandomi per qualche anno di sicurezza per il comune di Roma ho visto sul campo quanto la "Legalità" sia naturalmente un valore di sinistra. Una comunità si fonda sul rispetto delle regole che si è data e quando non c'è il rispetto di tali regole a farne le spese sarà sempre il più debole. E la famosa "Sinistra" con la S maiuscola non dovrebbe stare dalla parte dei più deboli?

Sempre secondo il rapporto Antigone "ben 26.804 detenuti, il 40,1%, non sconta una condanna definitiva ma è in carcere in custodia cautelare. Nonostante vi sia una decrescita rispetto al 2011, in base ai dati pubblicati dal Consiglio d'Europa nel marzo 2012 questa percentuale è del 23,7% in Francia, del 15,3% in Germania, del 19,3% in Spagna e del 15,3% in Inghilterra e Galles. La media dei paesi del Consiglio d'Europa è del 28,5% e questo dato rappresenta certamente l'anomalia maggiore del nostro sistema."

Ecco, forse chi ha responsabilità politiche potrebbe iniziare a ripensare l'applicazione dello strumento della custodia cautelare, depenalizzare alcuni reati minori, magari come "immigrazione clandestina", o ipotizzare in alcuni casi pene alternative rispetto alla detenzione.

Il Pd stesso, quest'estate, per bocca del suo responsabile giustizia Danilo Leva affermava la sua contrarietà ad una soluzione una tantum: "Come già più volte dichiarato nelle scorse settimane, siamo nettamente contrari a un provvedimento di amnistia. Per risolvere il problema del sovraffollamento delle carceri, c'è bisogno di interventi strutturali".

Chi crede veramente nel rispetto dei diritti umani e nella necessità di migliorare le condizioni di vita nelle carceri, accogliendo il giusto monito del Presidente della Repubblica, deve assumersi le proprie responsabilità ogni giorno e impegnarsi per produrre soluzioni strutturali che vadano oltre l'emotività del momento.

Lo si deve ai detenuti, che hanno diritto ad un vero un percorso di riabilitazione, e lo si deve ai cittadini onesti che ogni giorno rispettano le leggi.

Nessun commento:

Posta un commento