mercoledì 23 ottobre 2013

Casini e Mauro caschi blu nella guerra civile Pdl.

Scelta civica, la resa dei conti. Ma il cantiere di Casini-Mauro con Berlusconi ormai è aperto e si tratta su più fronti: dalla decadenza alle europee di maggio

  
«Noi siamo come i caschi blu dell’Onu, una forza di interposizione tra Alfano e Fitto…». E ancora: «A Monti che dice “mai intese con il Pdl se non emendato da Berlusconi e dai falchi”, rispondiamo che il momento è ora. Non possiamo restare alla finestra», ragionava ieri un parlamentare molto vicino a Pier Ferdinando Casini.
Volano gli stracci in quel che resta di Scelta civica andata in pezzi che oggi riunisce il direttivo e domani l’assemblea dei parlamentari per una resa dei conti dopo le fragorose dimissioni di Mario Monti da presidente. Anche ieri tra “moderati” di Sc sono volati insulti pesanti – spegnendo i fievoli tentativi di ricomposizione da parte qualche pontiere – tra i lealisti montiani e i montezemoliani da una parte, l’Udc e parte dei montiani ex Pdl dall’altra.
«Io non esco da Scelta civica», ha detto Casini che ha dalla sua la maggioranza del gruppo al senato, sottintendendo: siano gli altri, se vogliono, a far le valigie. Esattamente quel che dice Alfano nel Pdl: «Noi non facciamo nessuna scissione», anche qui intendendo: siano i falchi, piuttosto, a fare i bagagli.
Più passano le ore, più l’operazione Casini-Mauro all’interno di Scelta civica di sponda con Alfano nel Pdl e triangolazione che passa per il coinvolgimento di Berlusconi, assumono il nitido contorno di due facce della stessa medaglia: un piano di largo respiro per la rifondazione del centrodestra post-Berlusconi, cercando il consenso di Berlusconi – condannato, incandidabile e interdetto – che ne resterebbe il padre  nobile, rinunciando ad esercitare i poteri di presidente del Pdl.
Il percorso proposto al Cavaliere dal dinamico duo Casini-Mauro? Alleanza col Pdl uscendo dal limbo terzista e schierandosi contro la sinistra già alle regionali del 17 novembre in Basilicata; testimonianza di amicizia votando contro la decadenza di Berlusconi in senato; niente crisi del governo Letta né voto anticipato a marzo – l’asse Alfano-Casini-Mauro ha comunque i voti per impedirlo – e rassemblement di liste di centrodestra di area Ppe alle europee del maggio 2014: obiettivo sorpassare e battere il Pd.
Mario Monti domenica ha disvelato pubblicamente, ospite di Lucia Annunziata a In mezz’ora, questo disegno: un piano ambizioso, che deve però fare i conti col roccioso e insieme friabile Berlusconi che tentenna tra guerra pace, strattonato dalle fazioni in lotta per il controllo del Pdl. Perciò non si può restare alla finestra e tocca tuffarsi nella guerra civile pidiellina tra i falchi che temono di rimetterci le penne, minacciano la legge di stabilità e accusano di «tradimento» ministri come Quagliariello e le colombe governative: una guerra feroce, che ieri al senato infuriava più violenta che mai.
Chiarissime, in questo senso, erano state le parole del paciere Casini quarantott’ore prima del pranzo Berlusconi–Alfano–Mauro che ha poi scatenato le ire di Monti: «Alfano e Fitto sono due ottime persone e tra i dirigenti politici migliori del Pdl,  ma è necessario che comincino a pensare a come sarà possibile prendere i voti senza Berlusconi in campo».
Non sorprende che a Casini tocchi far da pompiere in casa Pdl, lavorando per una riconciliazione tra il segretario e il fronte dei lealisti che controlla un grosso numero di voti del notabilato parlamentare che emargini i falchi e gli estermisti: una scissione minoritaria di Alfano, che pure resta un’eventualità legata agli umori e alle mosse del Cavaliere, è considerata una sciagura tanto da Angelino che da Pier Ferdinando che, comunque, ha rotto gli indugi: «Il terzo polo è finito, è tempo di schierarsi».
Detto fatto, in Basilicata è già accordo col Pdl, pilotato dall’Udc e siglato all’indomani del pranzo Berlusconi-Mauro-Alfano candidando alla poltrona di governatore il senatore Di Maggio, imprenditore, di Scelta civica: ça va sans dire senza avvertire Monti. Più difficile sarebbe traghettare il grosso del Pdl nel dopo-Berlusconi, senza il consenso di Berlusconi. Questo è il tema e qui resta il nodo.

Francesco Lo Sardo
Europa-22/10/2013

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