CESARE TREBESCHI
Corriere della Sera del 11/03/14
Con una sentenza ineccepibile, redatta
da uno dei più insigni amministrativisti europei, giovedì la Corte
costituzionale ha dichiarato che per la Regione Calabria (che ne
aveva 50) anche 40 Consiglieri regionali sono troppi, ne bastano 30;
sono troppi anche 8 Assessori, ne bastano 6. Ineccepibile: la
spending review non è un’invenzione di Letta o di Monti, è un
principio sacrosanto che potrebbe trovar posto nelle tavole di Mosè,
una sorta di codicillo al settimo comandamento perché il furto
peggiore è quello alle spalle delle future generazioni, che non sono
in grado di difendersi. Ma attenti alla trappola degli onesti
ragionieri: anche la «podestarizzazione» di tutte le
Amministrazioni locali rientra in un coerente programma di pubblico
risparmio; anche la prima legislazione del Regno d’Italia che
affidava al Re la nomina dei sindaci, senza la spesa e il disturbo
delle elezioni, rappresentava un risparmio; anche la legge cinese
sulla famiglia, che consente (o consentiva, perché pare farsi strada
qualche ripensamento) di lasciar venire al mondo figli in numero
dispari non superiore a due costituisce un notevolissimo risparmio
ambientale. Si fa politica il giorno delle elezioni, da candidati o
da elettori, anche nel voto certamente, ma è troppo poco e troppo
comodo ridurre la democrazia, la politica ad operazione elettorale.
Ben altro occorre — di consiglio, di opinione pubblica, di
tolleranza, di generosa accettazione delle necessarie rinunce e di
impegni anche gravosi — per restituire fiducia a una generazione
delusa, perché le nuove generazioni capiscano e prendano la strada
dell’impegno civile se non vogliamo lasciarle rincorrere, scivolare
dietro false illusioni. Soprattutto non lasciamoci illudere dai
ragionieri della politica: col pretesto di ridurre le spese, si cerca
di varare quella che sul Corriere Massimo Tedeschi definiva
democrazia al risparmio, una democrazia che con l’acqua sporca
getta il bambino, mangia le uova della covata, non compra la benzina
per la macchina, l’inchiostro per la penna, i bolli per la posta,
chiude le stalle per non affidarle ai pakistani, i soli oggi disposti
a lavorarvi. Certo, è un risparmio ridurre il numero degli assessori
e dei consiglieri comunali, e magari chiudere mussolinianamente le
aule sorde e buie dei parlamenti, giusto cominciando dal Senato,
mentre basterebbe chiudere i portafogli alla voracità dei
politicanti, e non soltanto dei loro. A nuotare si impara nuotando:
non si chiuda, dunque, la scuola della politica: si stimoli piuttosto
e si incrementi la partecipazione, soprattutto dei giovani, alla vita
delle istituzioni, con lo spirito generoso dei piccoli passi, non
occorre e non giova innaffiare i passi di chi si impegna con la
sciocca abbondanza delle prebende, si insegni piuttosto a scorgere
con prontezza il momento giusto quando l’orizzonte si apre per
volare alto. Ricordo il divertimento di mia moglie, raggiante dopo la
faticosa nascita del quinto figlio, di fronte al sorriso imbarazzato
di amiche, amici e medici illustri quando scorgevano sul comodino un
libro del Mit, allora fondamentale, sui limiti dello sviluppo. Erano
calcoli scientificamente ineccepibili, quasi come la spending review.
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