Governo e maggioranza due volte sotto, poi arriva il via libera al
provvedimento. «Un episodio isolato – spiega il relatore Russo – che non
influirà sul percorso dell'approvazione del provvedimento, che arriverà
entro domani». Numeri in bilico: una pregiudiziale di costituzionalità
presentata dal M5S bocciata per 4 voti
«Se domani passa la nostra proposta sulle province, tremila
politici smetteranno di ricevere un’indennità dagli italiani». Matteo
Renzi, via twitter, valorizza al massimo la riforma che porterà alla
abolizione delle province. Il provvedimento è in dirittura d’arrivo,
domani il sì definitivo del senato.
L’esame in
commissione affari costituzionali, che si è svolto questa mattina, però
non è stato dei più tranquilli. Governo e maggioranza, infatti, sono
andati sotto due volte prima su un emendamento dell’opposizione e poi
uno dello stesso relatore: la norma di Sel restituisce alle province le
competenze sull’edilizia scolastica. L’emendamento di Russo, invece,
fissava un tetto alle indennità dei presidenti delle province in misura
non superiore a quella del sindaco del comune capoluogo.
Secondo la riforma Delrio, infatti, fino al 31 dicembre 2014 gli enti
vivranno una fase di cosiddetto “accompagnamento”: se il ddl passerà
definitivamente, per 9 mesi le giunte provinciali continueranno a
esistere, e solo dal 1° gennaio 2015 il disegno del sottosegretario alla
presidenza del consiglio, prenderà realmente forma. Da qui ad allora,
le province commissariate rimarranno tali, mentre le 52 che a maggio
sarebbero dovute andare al rinnovo rimarranno in carica così come sono:
ai vertici, gli stessi amministratori in scadenza che saranno tali per
il periodo di transizione.
Sul nodo delle indennità, però, i giochi non sono ancora fatti:
secondo il sottosegretario ai rapporti con il parlamento, Luciano
Pizzetti l’emendamento, bocciato in commissione, potrebbe essere
riproposto e recuperato in aula. A incidere sull’esito delle votazioni,
l’assenza, decisiva, del senatore di maggioranza Mario Mauro (Per
l’Italia).
Intanto oggi pomeriggio l’aula del senato ha respinto la
pregiudiziale di costituzionalità targata M5S al ddl Delrio di riforma
delle province. Solo 4 voti di scarto hanno impedito alla pregiudiziale
di affossare definitivamente il ddl Delrio sulle province e le città
metropolitane. I voti a favore sono stati infatti 112 contro i 115
contrari e un astenuto che a Palazzo Madama vale come voto contrario.
Si procede ora con la discussione generale. Il voto sul
provvedimento, salvo ritardi o slittamenti, potrebbe arrivare già domani
sera. «Il senato voterà, entro domani, a favore dell`abolizione delle
province dimostrando che cambiare si può. Questi sono fatti ed è l’unica
cosa che conta». Lo ha detto il senatore del Partito Democratico
Francesco Russo, relatore sul ddl Delrio di riforma delle Province.
«In commissione affari costituzionali si è verificato un episodio
marginale che ha visto il governo e la maggioranza battuti su un
emendamento dell’opposizione che restituisce alle Province le competenze
sull’edilizia scolastica – sottolinea l’esponente Pd – e su un
emendamento del relatore che fissava un tetto all’indennità dei
presidenti delle Province in misura non superiore a quella del sindaco
del capoluogo dei comuni associati».
«Si è trattato di un incidente dovuto all’assenza di un senatore. Un
episodio isolato – conclude il senatore Russo – che non influirà sul
percorso dell’approvazione del provvedimento».
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