«Il problema - ha detto - non è discutere di norme, ma garantire la
possibilità di assumere. Semplificare» le norme sul lavoro «non
significa dare più precarietà ma consentire ai ragazzi di lavorare. A me
interessano loro non gli addetti ai lavori, che siano sindacalisti o le
associazioni dei categoria degli imprenditori». Infatti, ha proseguito,
«il contratto di apprendistato, che noi cambiamo, era prima del nostro
decreto legge un incubo burocratico. Cambiare quello, il contratto a
termine non significa più precarietà ma consentire ai ragazzi di
lavorare»
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