Il premier e D'Alema hanno rotto il tabù dell'Europa, ma non sarà
una campagna elettorale facile. Trasformare Grillo nel difensore del
partito della spesa sarebbe il capolavoro
Se
c’è un merito che va dato al Renzi-D’Alema di ieri è quello di avere
rotto il tabù dell’Europa. Ci sono stati anni, nemmeno troppo lontani,
in cui a sinistra tutto quello che profumava di europeo era considerato
più bello, giusto e buono. Intoccabile. Bruxelles era una specie di
terra promessa, il luogo delle decisioni senza appello, spesso una
sponda all’antiberlusconismo di casa nostra. La cessione di sovranità è
iniziata molti anni fa, e l’abbiamo voluta noi.
D’Alema (che ieri il premier ha “candidato” alla Commissione) ha
spiegato che il distacco tra i cittadini e le istituzioni europee è nato
molto prima della crisi, già negli anni ‘90, quando ci si è preoccupati
più di allargare i confini che di avvicinare gli elettori. Renzi ha
evocato sondaggi preoccupanti sulla percezione dell’Europa oggi.
Insomma non sarà una campagna elettorale facile e il giorno dopo il
voto (se, come sembra, Marine Le Pen dovesse vincere in Francia)
potremmo risvegliarci in un continente diverso. In Italia, a giudicare
dal nervosismo di Grillo, il tentativo di Renzi di togliere l’acqua alla
propaganda cinquestelle sembra riuscire. I sondaggi confermano
l’interesse degli elettori M5S meno politicizzati verso il nuovo
arrivato a palazzo Chigi, che, per tagliare le tasse, ha scommesso su
una sforbiciata alla spesa pubblica senza precedenti.
Dimostrare che si stanno tagliando solo sprechi e privilegi non sarà facile, ma la regia della spending review
a palazzo Chigi è la prova che è quella, oggi, la battaglia finale. Se
riuscirà a trasformare Grillo nel difensore del partito della spesa
Renzi avrà compiuto un capolavoro.
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