ALESSANDRA LONGO
La Repubblica 16/3/2014
“Renzi irriverente ma sulla rotta
giusta deve evitare la tentazione plebiscitaria”
Cuperlo: se fallisce è un dramma. Il
Cavaliere in lista? Spero proprio di no
Cuperlo, lei si sente uno dei gufi
evocati da Renzi, quelli che, in famiglia, remano contro?
«No, sono uno che dice quel che pensa.
E oggi penso che 80 euro in busta paga siano un bene come è un bene
spostare la tassazione dal lavoro alla rendita. Alcune norme andranno
migliorate e dovremo guardare a quei pensionati che non sono figli di
un altro dio. Ma la rotta è giusta».
In una recente intervista lei ha citato
la diade lento/veloce, conservativo/ innovativo. Non le pare che dopo
la performance a Palazzo Chigi, con l’illustrazione del programma,
la dicotomia sia tra Prima di Renzi e Dopo Renzi?
«Oddio, faremmo un torto a lui. Invece
è vero che l’energia in politica conta. In questo senso non mi
hanno colpito le slide. Mi ha colpito la volontà di Renzi di
chiudersi alle spalle la porta degli specialismi per collegare di
nuovo politica e persone. Lo fa in uno slang irriverente? Può darsi,
ma lo fa e con un impatto forte su un Paese prostrato da acrobazie
burocratiche e avanzi di rendite».
Renzi dice: non c’è mai stata una
manovra più di sinistra della mia…
«Ripeto, tante cose vanno nella
direzione giusta. Alcune riprendono gli indirizzi di Letta. Quanto
all’Europa si discuterà e Padoan è l’uomo giusto. Non si tratta
di minacciare Bruxelles ma di far capire che riformare lo Stato, la
giustizia civile, il mercato del lavoro è requisito per uscire dalla
crisi. E se l’Italia ce la fa è un traguardo dell’Europa tutta.
Però serve spezzare il filo coi filosofi del rigore che dopo il
terremoto si urtano se il tavolo non è apparecchiato a puntino ».
Dica la verità: le sarebbe mai venuto
in mente di associare il pesciolino rosso al programma di governo?
«Effettivamente no, fosse dipeso da me
avrei scelto un sarago».
Che cosa ne pensa di Berlusconi che si
ricandida mentre il presidente del Bayern sceglie, per i suoi reati
fiscali, la galera?
«Catalano avrebbe detto: meglio il
presidente del Bayern in regola con il fisco e Berlusconi fuori dalle
liste».
Il premier assicura: la minoranza
interna ha assunto atteggiamenti più morbidi. Siete più morbidi?
«Né morbidi né duri, proviamo a
essere seri. Renzi deve scansare un errore, credere di bastare a se
stesso. L’idea di un’autosuffiplebiscitarismo cienza del potere
ha scavato un solco tra popoli e rappresentanza. I governi tecnici
erano un modo classico di colmare quel gap. Il è l’altro modo che
il vecchio secolo ha sperimentato per compensare lo stesso vuoto.
Entrambi sono falliti perché il collasso del nostro modello sociale
e istituzionale chiede una nuova partecipazione alle decisioni,
insomma il tema è quale democrazia dopo la crisi».
C’è un deputato della sinistra Pd,
dice Renzi, che ha proposto entusiasta di fare i volantini per
promuovere la manovra annunciata sull’Irpef.
«E li farei anch’io. Ma sa qual è
il problema? Che per farlo serve un partito e oggi rischiamo di non
avere i soldi per la stampa e i militanti per diffonderli. Vede, io
il congresso l’ho perso ma su una cosa avevamo ragione, l’idea
che si potesse scalare il partito pensando al governo. Adesso il
segretario scelto due mesi fa è a Palazzo Chigi e abbiamo un partito
senza risorse, dove si discute se chiudere le federazioni e che non
ha stampato le tessere. A me non interessa chi entra in segreteria.
Io voglio capire che tipo di partito si ha in mente. Se pensiamo che
serva non solo a gestire i comitati elettorali dei candidati ma a
vincere la guerra del cambiamento».
Entro maggio si chiude con la legge
elettorale al Senato come annuncia la Boschi? O c’è una vostra
linea Maginot?
«Dobbiamo chiudere con una buona legge
elettorale, quella uscita dalla Camera ancora non lo è, e la riforma
costituzionale. Siccome credo che non si possa fallire è ragionevole
partire dal superamento del bicameralismo ».
Le va bene la liberalizzazione del
contratto a termine?
«Ho letto le preoccupazioni sui rischi
di nuova precarietà e le condivido. Quella norma andrà migliorata».
Mettiamo che Renzi ce la faccia a
mantenere le promesse: vuol dire che il vostro spazio all’interno
del Pd verrà riassorbito?
«Le rispondo così. Sta cambiando
tutto a una velocità spiazzante. Non è solo il testimone a un’altra
generazione. La rottura aggredisce la lingua e le forme del potere.
Un fallimento di queste aspettative sarebbe drammatico. E chi pensa,
come me, che la politica ha bisogno di una terra di mezzo tra il
potere e la vita e che la sinistra esiste se ha un pensiero e una
forza da organizzare, non può limitarsi a tenere in vita una
minoranza congressuale. Deve affrontare una pagina della storia del
Paese che non ha eguali e chiede anche a noi un mutamento di stile,
contenuti, metodi. Di questo vorrei discutere in una convenzione con
le altre anime della sinistra, con un mondo cattolico scosso dal
pontificato di Francesco, con tutte quelle forze che non stanno in
Parlamento ma agitano la società. Il nuovo non chiede meno sinistra
ma una sinistra diversa ».
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