Tutti stupiti, spiazzati: pensavano davvero che Renzi fosse un reaganiano. Non avevano capito
Manca solo il plauso di Alexis Tsipras a completare le sfilza di laudatores
delle proposte renziane che a sinistra già annovera Camusso, Fassina,
Cuperlo, Vendola. Viene da stropicciarsi gli occhi, lì per lì. Però a
pensarci un attimo, no.
Non qui a Europa che ieri abbiamo titolato «La sinistra
stile Renzi: più soldi, meno spese». Adesso tutti scoprono che una dose
di sano blairismo non fa a pugni con la migliore socialdemocrazia, per
la buona ragione che obiettivo del primo e della seconda è redistribuire
aggredendo l’elefantiasi statale, l’abnormità dei privilegi ad essa
connessa, gli anacronismi di regole utili cinquant’anni fa quando le
vacche erano grasse.
Tutti stupiti, spiazzati: pensavano davvero che Renzi fosse un
reaganiano, fino a tre giorni fa si parlava di sciopero. Non avevano
capito.
Comunque, va bene, ora c’è questa cosa positiva per il paese e i
lavoratori. Può dunque essere un’occasione per ragionare un po’ meglio
su questo leader nuovo che sta rimettendo con i piedi per terra la
parola “sinistra”, che fino a poco tempo fa era considerata una
parolaccia. È un’opportunità per tutte le anime serie della sinistra.
Certo, le parole non bastano più. Con uno stile che potrà non piacere
a tutti, il presidente del consiglio ha preso un impegno e lo ha
confermato ieri.
Bene. Ha dato la parola. Non potrà non mantenerla. Altrimenti il
paese non gliela perdonerà, e ci arrabbieremmo anche noi, anzi,
soprattutto noi.
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