Alfredo Bazoli
27 marzo 2014
Stamattina presto, alle 6, in una Roma deserta e bagnata
da una pioggia leggera, mi sono diretto a San Pietro per assistere alla
Messa celebrata dal Papa per i parlamentari. Nell’atmosfera solenne e
imponente della basilica, dinanzi a deputati, senatori, ministri e
accompagnatori, a occhio non meno di cinquecento persone, si è svolta
una cerimonia semplice, essenziale, una Messa durata meno di quaranta
minuti. E un’omelia breve, pronunciata da Francesco a braccio, con
parole sussurrate, ma non per questo meno impegnative e intense.
Ci ha ricordato, il Papa, che tutti siamo peccatori, tutti, nessuno
escluso, che però ciascuno di noi ha la possibilità di cambiare, e di
essere perdonato dalla misericordia di Dio, ma che è più difficile per
chi si fa tentare dalla corruzione, perché da li è meno facile tornare
indietro. Ci ha ammonito a non farci tentare dall’idolatria, a guardarci
dal diventare “uomini dalle buone maniere e dalle cattive abitudini”. E
ci ha ricordato che la vera fede e’ legata alla libertà, e non alla
necessità, che gli uomini di fede sono uomini liberi, e non coloro che
giustificano ogni comportamento proprio o altrui con lo stato di
necessità.
Parole semplici, messaggi essenziali, e tuttavia forti. In tutto ciò
mi è sembrato di cogliere il senso più autentico dell’apostolato di
Francesco: il ritorno alla semplicità, alla nuda verità del messaggio
evangelico.
E sono uscito da messa, passeggiando nella piazza semivuota chiusa
dalle quinte solenni e monumentali della basilica, con un inusuale senso
di serenità.
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