Le soglie e la tecnica di ripartizione dei seggi hanno bisogno di adattamenti
L’accordo costruito da Renzi in tre giorni è un passo da gigante
rispetto alle tre bicamerali precedenti. L’insieme del pacchetto
prendere-o-lasciare è molto più ambizioso e rivoluzionario di tante
proclamate «grandi riforme». Se tutti e tre pilastri – senato, legge
elettorale, regioni – verranno tradotti in legge, le intese a
fisarmonica di questa malnata XVII legislatura, grazie al nuovo Pd,
saranno servite al paese, al di sopra di ogni ragionevole aspettativa.
La legge elettorale non è perfetta, ma può realizzare ciò che promette: i candidati saranno ben visibili sulla scheda e gli elettori saranno messi in condizione di valutarli; le elezioni potranno produrre una maggioranza parlamentare e un governo di legislatura; i partitini personali scompariranno dalla scena.
La legge elettorale non è perfetta, ma può realizzare ciò che promette: i candidati saranno ben visibili sulla scheda e gli elettori saranno messi in condizione di valutarli; le elezioni potranno produrre una maggioranza parlamentare e un governo di legislatura; i partitini personali scompariranno dalla scena.
Il ritorno ai collegi uninominali, che sarebbe stata la strada
maestra, si è rivelata non praticabile, ma potrebbe riprendere forza
quando il sistema politico si sarà riassestato. Per ora, è senza dubbio
preferibile abbandonare il meglio e prendere il bene che c’è
nell’Italicum, applicandosi solo ai dettagli: le soglie e la tecnica di
ripartizione dei seggi.
Uno degli aspetti della proposta su cui si appuntano molte critiche –
e su cui io stesso a prima vista avevo espresso perplessità –
ragionandoci, è del tutto sostenibile, con un piccolo adattamento.
In breve: che si fa dei voti andati a partiti coalizzati che
rimangono sotto la soglia di sbarramento? Se li si azzera, si rischia di
dare il premio alla coalizione arrivata seconda. Al contrario, se
vengono conteggiati, i partner maggiori della coalizione, otterrebbero i
seggi del premio grazie ai voti dai partner minori, esclusi dal
parlamento; un partito con il 25% potrebbe ottenere da solo il premio e
vedere raddoppiata la sua rappresentanza parlamentare.
A ben vedere, questo problema è mal posto. Quando un partito stipula
un accordo pre-elettorale di coalizione dichiara al suo elettorato che
il voto dato sul suo simbolo è un voto dato anche a tutta la coalizione.
La legge potrebbe – e forse, a vantaggio dei legulei, dovrebbe –
dichiarare in modo esplicito agli elettori che il sistema funziona un
po’ come il (celebrato) voto alternativo australiano, o come il voto
singolo trasferibile usato in Irlanda: se il partito che preferisci di
più non ne avrà ottenuti abbastanza, trasferiremo il tuo voto
all’insieme dei partiti con cui si è coalizzato.
In fondo, è un modo assai ragionevole per non sprecarlo. Questo
principio però, per reggere, andrebbe esteso a tutte le coalizioni in
cui c’è almeno un partito «sopra-soglia», e non solo alla coalizione che
vince. Questo sì, crea una disuguaglianza nel peso dato ai diversi voti
costituzionalmente discutibile. Quindi il riparto nazionale dovrebbe
avvenire prima in relazione al complesso dei voti ottenuti dalle
coalizioni e poi, al loro interno, ai partiti sopra-soglia che le
compongono.
Per evitare le lenzuolate di liste civetta, bisognerebbe comunque
fissare un limite dell’1 o del 2% sotto il quale i voti non vengono
conteggiati a nessun fine. La tagliola dell’8% sui non coalizzati, messa
per inibire ai piccoli la minaccia di andare da soli, è palesemente
eccessiva. Non si vede ragione per cui non ci debba essere una soglia
unica al 5%.
Quanto ai partiti che rappresentano quote amplissime di elettorato in
determinati territori, anziché prevedere soluzioni ad hoc per Tizio o
per Caio, basterebbe usare una regola standard, buona anche per le
minoranze linguistiche senza bisogno di ulteriori deroghe: tutti
prendono i seggi ottenuti con quozienti pieni di collegio, che saranno
pari almeno al 20% dei voti validi, se i collegi non assegnano più di 5
seggi, mentre al riparto nazionale (dei resti e del premio) partecipano
solo i partiti sopra-soglia. Il sistema manterrebbe comunque barriere
piuttosto solide contro la frammentazione e riacquisirebbe una venatura
spagnola, che non guasta.
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