giovedì 2 gennaio 2014

Pd, adesso tocca a te

Mario Lavia 
Europa  

Il discorso di Napolitano è stato impeccabile. Adesso spetta soprattutto al gruppo dirigente del Pd, ivi compreso Letta, il da farsi. Senza escludere nulla
In equilibrio fra svelenimento delle polemiche e richiamo al fare, il messaggio di fine anno di Giorgio Napolitano è stato semplicemente impeccabile.
Non sprecheremo qui righe sul fallito “boicottaggio” dei brunettian-minzoliniani (gli ascolti sono andati benissimo) e nemmeno sulle farneticazioni un po’ impappinate del comico di Cinque Stelle.
Piuttosto, è utile cercare di cogliere il senso politico vero del discorso del presidente della repubblica. Che, ancora una volta, ha rilanciato nel campo dei partiti il compito di fare le riforme, sia pure «senza entrare nel merito» e senza drammatizzare più di tanto il nesso già ben noto fra riforme e svolgimento del rinnovato mandato presidenziale.
Se Napolitano, con garbo ma con chiarezza, ha riproposto l’urgenza di agire, è evidente che adesso la parola è ai partiti. Anzi – diciamola chiara – ad un partito, il Pd, che è quello che possiede le chiavi del governo e della legislatura.
Il capo dello stato, che è un politico fine e espertissimo, coglie che la linea del nuovo Pd renziano è cambiata, e ne tiene conto, per esempio, evitando apologie della governabilità come valore in sé.
Sia Letta che Renzi hanno apprezzato molto il discorso del capo dello stato. Ergo, sono entrambi convinti che è venuto il momento di passare ai fatti.
Dunque il punto, in sostanza, è che il gruppo dirigente del Pd (ivi compreso il presidente del consiglio) è chiamato a stabilire un percorso chiaro e a disporsi al confronto con gli altri partiti della maggioranza. Come, vedranno loro: se a Renzi non garba il tradizionale format del vertice di maggioranza se ne trovi un altro, ma non vorremmo che si discutesse per giorni se il tavolo debba essere rotondo o quadrato.
La cosa positiva di queste ore invece è che il Pd sta ritrovando una sua unità sulla impostazione del nuovo segretario: o il governo fa le cose o è meglio guardarsi negli occhi e decidere il da farsi, senza escludere alcuna possibilità. Lo dice Renzi, lo ripete Cuperlo, lo pensano in tutte le aree del partito: le primarie sono veramente servite.
Una linea pragmatica, tuttora senza un finale scritto. Ma è una linea. E l’impressione è che al Quirinale l’abbiano intesa.

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