sabato 4 gennaio 2014

Renzi: sette giorni per la legge elettorale “No al contrasto unioni civili-famiglia”

La Stampa 4 gennaio 2014
 
Il segretario: «Nessuna trattativa. Adesso la politica non può perdere tempo.
Lo spread in calo? Bisogna ringraziare Draghi». Sfida a Alfano sulla famiglia

 
Sette giorni per avere una risposta: Matteo Renzi non aspetta oltre e chiede che arrivi subito il «sì-sì, no-no» di evangelico richiamo alla sua offerta di revisione della legge elettorale. Preferibilmente un `sì´, chiaro, su una delle tre proposte avanzate dal Pd, aggiunge rifiutandosi di indicare la sua preferita e dfacendo passare il gesto come un atto di generosità. Intanto, avverte, guai a usare le mie aperture sui matrimoni civili come scusa per bloccare il tutto. Sarebbe il ricorso ad una «arma di distrazione di massa», un atto illegittimo soprattuto se compiuto dal «grande statista» Carlo Giovanardi e dal suo mentore Angelino Alfano, da sempre compartecipi di governi «che hanno invece azzerato i fondi destinati alla famiglia». 

Prima riunione della segreteria in quel di Firenze, patria del leader Pd. Renzi parla da un rostro di legno dipinto di bianco, con dietro il logo del partito. «In tre giorni si sono fatti passi in avanti che non si erano fatti in tre anni», spiega, «La nostra presa di posizione costringe tutti a dire la propria e mi pare che lo stiano facendo tutti i partiti. La prossima settimana si dovrà tirare la rete e poi partire con la procedura parlamentare». Laddove al Parlamento - pare di capire - resta il compito di ratificare una decisione presa altrove. 
Gli viene fatto notare che magari non sarà così semplice, visto il no di Alfano ad una seconda parte delle prosposte renziane, quella riguardante le unioni civili. Risposta secca: «Se l’unico problema con Alfano è quello delle unioni civili, fatemi dire che è andata di lusso. Sulla famiglia non mi faro certo scavalcare da Alfano e Giovanardi». Poi l’affondo: «I governi da loro partecipati hanno azzerato il fondo per la famiglia». E su certi argomenti, soggiunge, «mi aspetto coerenza». 
 
 
Ma tanto attivismo non farà male alla stabilità dell’esecutivo? Macché, replica Renzi,«Mette in difficoltà il governo chi gli chiede di stare fermo. Nessuno qua mette in difficoltà il governo, anzi». Intanto però non rinuncia ad una stilettata, di quelle con la punta dello stiletto intinta nel veleno. «Fassina chi?», si chiede platealmente riferendosi al viceministro dell’economia, da sempre critico nei suoi confronti. 
Non è l’unica provocazione. Quando parla del calo dello spread, ad esempio, Renzi ha cura di esaltare il ruolo di Draghi alla Bce. È lui il «condottiero che ha domato questa tempesta» (ancora ieri sera Enrico Letta al Tg1 rilasciava un’intervista in prima persona, al riguardo). 

Mano tesa invece a Forza Italia: «È un interlocutore molto importante» sul tema della riforma della legge elettorale; «È il secondo partito»,«al momento non ha espresso una posizione, sto aspettando che la esprima e aspettiamo di vedere cosa deciderà». 

Renzi ha poi giudicato positivamente anche il passo, «l’accelerazione», compiuto dal movimento 5 stelle che ha indetto un referendum sul web. «Guai sottovalutare la discussione che si è aperta nel Movimento», afferma. 
Poi però affonda il colpo anche con i grillini. L’M5S, che punta tanto il dito contro un Parlamento giudicato illegittimo, «rinunci ai propri parlamentari, alle indennità che prendono, al contributo che il gruppo sta prendendo. Se sono così convinti diano il buon esempio». 

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