GRILLO & CASALEGGIO - L'INGANNO IN UN CLIC
di Curzio Maltese
La Repubblica 9 gennaio 2014
Non abbiamo bisogno di attendere febbraio e il risultato della
consultazione online lanciata da Beppe Grillo per conoscere la proposta
di legge elettorale «liberamente votata» dagli iscritti al Movimento 5
Stelle. Si può scommettere sin d’ora che non sarà nessuna delle tre
ipotesi maggioritarie (sindaci, sistema spagnolo, Mattarellum corretto)
avanzate dal Pd di Renzi, ma una quarta di base proporzionale che, vedi
il caso, coincide con gli interessi aziendali della
Grillo&Casaleggio associati. In questo modo l’unica maggioranza
possibile sarà ancora quella destra-sinistra, con Pd e Berlusconi, e
Grillo potrà sempre gridare all’inciucio.
Grillo&Casaleggio non
vuole liquidare l’orrido regime della Seconda repubblica, altrimenti
voterebbe una legge maggioritaria puntando alla vittoria finale.
Preferiscono lucrare il più possibile sul caos politico, alla faccia e
sulla pelle degli italiani. Beppe è stato un grande comico e potrebbe
evitarci queste pagliacciate della cosiddetta democrazia diretta, ma
nella presa per i fondelli dei propri elettori è compresa questa
finzione, già sperimentata con successo con le parlamentarie, che hanno
eletto senatori e deputati i militanti con più parenti, e le quirinarie,
una vera farsa. Alle quirinarie gli iscritti avevano votato, sempre
liberamente, una lista di candidati utile alla strategia dei capi:
mettere in difficoltà il Pd, ma senza arrivare a un accordo per un nome
condiviso (Prodi, per esempio).
Sono convinto che Internet sia un
passo indietro rispetto all'evoluzione della specie. Di sicuro lo è per
la democrazia, retorica a parte. Il partito-movimento di Grillo, che è
il più grande fenomeno politico mondiale nato dalla rete, ne è una
conferma clamorosa. Con tutte le chiacchiere sulla democrazia diretta e
«l’uno vale uno», il Movimento 5 Stelle è un partito autocratico da anni
Trenta. Non si era mai visto uno schieramento con il marchio depositato
alla camera di commercio e protetto da uno stuolo di legulei. I capi
concedono o negano il marchio, vedi il caso Sardegna, secondo logiche
aziendali. Decidono quando fare le dirette streaming e quando non farle.
Le consultazioni online sono riservate ai soli iscritti, per giunta
quelli della prima ora, poche decine di migliaia di persone, spesso
molto meno. I risultati sono palesemente decisi da Grillo e Casaleggio,
che possono anche non comunicarli, come hanno fatto dopo il primo turno
delle quirinarie. I commenti non in linea con la volontà dei capi sono
sistematicamente espulsi dal sito. Il quale sito, peraltro, rimane di
proprietà di Grillo, che lo usa per vendere propri prodotti e
pubblicità. È la follia. Eppure i seguaci non fiatano, illusi di
partecipare con un clic al grande gioco. Gianroberto Casaleggio,
ideologo della democrazia in rete, è del resto un oligarca e un teorico
del governo della rete da parte di un’élite illuminata.
Lungi dal
liberare i cittadini dalla passività del mezzo televisivo, la rete ha
costruito una base di finta partecipazione che permette a chi comanda di
decidere da solo, ma fra gli applausi dei sudditi. Oltre a impedire la
partecipazione, la rete limita anche il dibattito. O meglio, abbassa il
dibattito a un livello tale da renderlo del tutto inutile, se non come
pretesto per sfogare la rabbia di qualcuno e la pazzia di molti. Su
Internet sono tutti esperti, scienziati, profeti. Il dato oggettivo non
esiste perché, almeno in questo, uno vale davvero uno. Si assiste dunque
a discussioni su argomenti importanti e complessi affidati a pseudo
studiosi, con corredo di deliranti teorie del complotto e vere e proprie
leggende metropolitane. Al confronto, perfino i dibattiti in Parlamento
sembrano una faccenda seria. Si parte con i petrolieri che bloccano da
decenni l’auto all'idrogeno e le case farmaceutiche che boicottano la
cura contro il cancro, e si finisce con chi ha visto le sirene e i
microchip della Cia sotto la pelle. Poiché tutto è complotto, nulla lo
è.
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