Il segretario del Pd lascia aperta la porta a proposte e critiche. I
dubbi del ministro Giovannini. Bonanni (Cisl) favorevole, ok da Orfini
«ma con almeno tre punti da chiarire»
E le prime risposte non si fanno attendere. Favorevole quella del
segretario Cisl Bonanni e di Matteo Orfini (con qualche punto da
rivedere, sottolinea l’esponente del Giovani turchi del Pd), un po’ meno
quella del ministro del lavoro, Enrico Giovannini: «Non è nuova, ma va
dettagliata meglio». Anche perché, precisa, «prevede investimenti
consistenti».
«In passato – ricorda Giovannini – vi sono state due proposte
contrapposte: una dei professori Boeri e Garibaldi nella quale l’azienda
può più facilmente interrompere un rapporto di lavoro all’inizio
attraverso un indennizzo monetario, per poi invece (con il passare degli
anni lavorati) tornare per il lavoratore a una situazione standard,
quella protetta dall’articolo 18; una proposta invece del professore
Ichino in cui l’articolo 18 entra in campo solo dopo molti anni. Quindi
bisogna capire di cosa si sta parlando».
Favorevole il giudizio di Bonanni: « La misura sulla quale sono
maggiormente d’accordo è quella che consente di riassumere attraverso un
contratto di lavoro tante altre persone, a partire dalle false partite
Iva che di solito sono usate per pagare meno la gente».
Un’apertura positiva arriva da Matteo Orfini che parla di «impianto
condivisibile che non è solo giuslavoristico. Si parla a 360 gradi di
come si crea lavoro». In particolare le proposte «sull’aumento della
tassazione delle rendite, sulla diminuzione
dei costi dell’energia, e i capitoli che Renzi definisce piani industriali e di settore. Bisogna però vedere quando si passa dai titoli alle misure se si va nella direzione giusta», sottolinea. Almeno tre, per Orfini, sono i punti da chiarire: quello sugli ammortizzatori («Non si capisce come
verrebbe coperto l’assegno di disoccupazione e come si interfaccia» con le altre forme di tutela), quello dei diritti («La malattia e la maternità dovrebbero ad esempio valere per qualsiasi contratto») e quello sulle risorse. «Se i piani industriali sono senza risorse – spiega –, sono inutili, se le hanno allora bisogna capire dove si trovano. Sono convinto che il problema si risolva passando dal 2,5 al 2,8 per cento nel rapporto deficit/Pil nel 2014, o comunque cambiano i parametri che abbiamo fissato nella legge di stabilità».
dei costi dell’energia, e i capitoli che Renzi definisce piani industriali e di settore. Bisogna però vedere quando si passa dai titoli alle misure se si va nella direzione giusta», sottolinea. Almeno tre, per Orfini, sono i punti da chiarire: quello sugli ammortizzatori («Non si capisce come
verrebbe coperto l’assegno di disoccupazione e come si interfaccia» con le altre forme di tutela), quello dei diritti («La malattia e la maternità dovrebbero ad esempio valere per qualsiasi contratto») e quello sulle risorse. «Se i piani industriali sono senza risorse – spiega –, sono inutili, se le hanno allora bisogna capire dove si trovano. Sono convinto che il problema si risolva passando dal 2,5 al 2,8 per cento nel rapporto deficit/Pil nel 2014, o comunque cambiano i parametri che abbiamo fissato nella legge di stabilità».
Sulle proposte di Renzi interviene anche Pietro Ichino, senatore di
Scelta Civica, che parla di «direzione giusta», anche se «vedo però che
c’è una frenata rispetto ai tempi inizialmente prospettati per le
riforme e quindi una carenza di tempestività per gli interventi
necessari». Secondo il giuslavorista è indispensabile «aprire il paese
agli investimenti stranieri verso i quali è ermeticamente chiuso. E per
rilanciare l’economia e l’occupazione è indispensabile tagliare la spesa
pubblica non produttiva, migliorare i tempi della giustizia, diminuire
il costo dell’energia, semplificare la legislazione».
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