Ore decisive per la riforma elettorale. Renzi si batte contro il
partito del rinvio, che vorrebbe soprattutto soffocare da subito la
leadership del segretario Pd
C’hanno provato. E ci proveranno fino all’ultimo, fino a
stasera, fino a quando rimarrà una sola possibilità di fermare la corsa
della riforma elettorale. Non è esagerato dire che queste sono le ore
decisive per capire se l’Italicum è destinato al fallimento immediato, o
a un primo e forse decisivo successo parlamentare.
Negli ultimi giorni, il partito che ha lavorato di più è stato il
partito dell’ostruzionismo. Lo compongono coloro (di tutti gli
schieramenti) che vorrebbero trascinare il gioco della riforma
all’infinito, con le tattiche dilatorie applicate negli ultimi anni. Non
è che non vogliano una nuova legge: semplicemente, non la vogliono così
esigente nei confronti dei piccoli partiti; e soprattutto non vogliono
che il suo varo rappresenti una vittoria di Matteo Renzi e della sua
leadership.
Qui c’è la questione cruciale. Il punto forte e il punto debole dell’operazione tentata dal segretario del Pd.
Si diceva la verità, quando si prendeva atto (come ha fatto anche il capo dello stato)
che Renzi fosse l’unico attore sulla scena in grado di portare a casa
il risultato, nell’interesse dell’intero sistema e del buon nome del
parlamento, dei partiti e della politica.
Il risvolto di questa medaglia è che a tutti coloro che vogliono
soffocare subito le ambizioni del sindaco è stata offerta l’occasione di
fargli del male. Magari non battendolo apertamente ma costringendolo ai
tempi lunghi, al rinvio, alla palude di Palazzo nella quale annega ogni
entusiasmo. Non si può escludere che fra costoro ci sia anche
Berlusconi: non dimentichiamo che è lui l’avversario finale di Renzi.
La normalizzazione del nuovo arrivato, la sua riduzione a politico
qualunque, la fine della sua eccezionalità: questa è la partita
parallela che si gioca, intrecciata a quella sulla riforma elettorale e a
quella sul governo, nelle cui difficoltà si vorrebbe coinvolgere il
segretario del Pd fino all’estremo di consegnargli palazzo Chigi.
Il partito della palude non capisce quanto male faccia in realtà a se
stesso, più che a Renzi. Il sindaco, agile e sfuggente, saprà comunque
proporre una versione dei fatti positiva per sé, foss’anche nel ruolo di
vittima.
Gli altri, tutti gli altri, rimarranno ostaggi dell’unico
beneficiario della paralisi: Beppe Grillo, lo scienziato pazzo che ha
dato voce e vita a quel Frankenstein della politica che ieri dava del
boia al capo dello stato stando seduto tra i simboli della Repubblica
italiana.
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