sabato 18 gennaio 2014

La forzatura necessaria

Stefano Menichini 
Europa  
 
Renzi si gioca tanto, ma il suo è l'unico modo per riuscire laddove partiti e parlamento per anni hanno fallito. Dove sono i limiti della trattativa con Berlusconi?
È vero, Matteo Renzi si gioca in queste ore un bel pezzo di carriera politica.
La scelta di incontrare Berlusconi è già una prova di carattere. La decisione di farlo nella sede del Pd suona di sfida a quel che resta di antiberlusconismo a sinistra. Infine, l’aver dato al vertice il valore di momento decisivo dell’intera trattativa sulla legge elettorale («se vedo Berlusconi è per chiudere») sa di azzardo, soprattutto se l’esito dovesse essere positivo e definitivo.
Ci troviamo davanti a un dilemma che Renzi, per carattere e per il modo di intendere la politica, non considera tale: tutti pensiamo che sia importante e urgente avere una buona legge elettorale, e che sia giusto votarla insieme a una parte delle opposizioni; ma siamo resi dubbiosi dall’esperienza traumatica delle trattative con Berlusconi e dall’idea che, per quanto fragili e non eterni, i patti con gli alleati vadano rispettati.
Renzi non si fa fermare da questi dubbi. È importante però che si capisca una cosa: il segretario del Pd non gioca una partita personale. Forza la mano perché ritiene che questo sia l’unico modo per l’intero sistema politico di arrivare a una soluzione fin qui mancata. E che tocchi a lui, fresco dell’investitura delle primarie. Francamente, quel che i partiti e il parlamento negli ultimi anni (non) sono riusciti a fare gli dà ragione, e dà torto a chi anche nel Pd sta alzando le ultime barricate.
Ecco perché è scorretto agitare oggi il fantasma del diavolo Berlusconi. Il problema da porre è esclusivamente politico: col capo di Forza Italia ci si può spingere solo fin dove lo consentono la buona qualità della soluzione tecnica trovata e l’entità del consenso delle altre forze. Del resto, come abbiamo già scritto, per quanto sia provocatoria e ostruzionistica la resistenza alla riforma opposta dai neo-proporzionalisti d’ogni partito, Renzi sarebbe un avventuriero se puntasse a un patto esclusivo coi forzisti.
Il compromesso che soddisfa un po’ tutti potrebbe passare attraverso una minima dilazione temporale (che in prima battuta Renzi rigetta), come prova della non volontà di non precipitarsi subito alle elezioni. Sempre che non finisca invece con l’estremo opposto: cioè con una rottura con Berlusconi e un più facile accordo con tutti gli altri. Esito che, se non altro, farebbe passare il segretario Pd per il vendicatore dei suoi sfortunati predecessori.

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