3 gennaio 2014
A 13 anni dal blitz della polizia nella scuola Armando Diaz di
Genova, usata come dormitorio dagli attivisti del social forum durante
il G8 del 2001, undici dirigenti delle forze dell’ordine sono finiti in
manette. Tra fine dicembre del 2013 e inizio gennaio del 2014 sono
scattati gli arresti domiciliari per i poliziotti condannati in via
definitiva per l’irruzione del 21 luglio 2001 nella Diaz. Durante il
blitz ci sono stati 87 feriti, alcuni gravi. I poliziotti erano accusati
di aver falsificato le prove e i verbali durante il processo. La
condanna per le violenze all’interno della scuola è caduta in
prescrizione.
Il 31 dicembre sono stati arrestati Spartaco Mortola, ex capo della Digos di Genova, e Giovanni Luperi, ex dirigente Ucigos.
Mortola deve scontare otto mesi, Luperi un anno. Grazie al decreto
“svuota carceri” gli sono stati concessi gli arresti domiciliari, dopo
che il tribunale di sorveglianza di Genova ha respinto la richiesta di
scontare la pena ai servizi sociali. Il 30 dicembre era stato arrestato
un altro dirigente della polizia: Francesco Gratteri, ex capo del
servizio centrale operativo e poi del dipartimento centrale anticrimine,
che dovrà scontare un anno ai domiciliari.
Nei giorni scorsi è finito agli arresti domiciliari anche l’ex capo
del servizio centrale operativo della polizia Gilberto Caldarozzi, che
deve scontare otto mesi.
Ai domiciliari anche Nando Dominici, ex capo della squadra mobile di
Genova; Filippo Ferri, ex capo della squadra mobile di Firenze; Massimo
Nucera; Salvatore Gava, ex capo della squadra mobile di Viterbo; Fabio
Ciccimarra, ex capo della squadra mobile dell’Aquila e l’ispettore
Maurizio Panzieri.
Il blitz alla Diaz. Il G8 di
Genova si è chiuso sabato 21 luglio 2001, dopo giorni di manifestazioni e
scontri tra polizia e manifestanti che hanno causato un morto e circa
mille feriti. Dopo la fine dei cortei, molti manifestanti sono tornati a
casa. Altri, soprattutto gli stranieri, si sono fermati a dormire a
Genova.
Il Genoa social forum aveva la sua sede dentro due edifici
dell’istituto scolastico Armando Diaz: la Giovanni Pascoli e la Sandro
Pertini, due scuole concesse dagli enti locali agli attivisti del Genoa
social forum. Alla Diaz-Pascoli era stato allestito il media center del
social forum per le attività degli avvocati, degli operatori sanitari e
dei mezzi d’informazione indipendenti. La Diaz-Pertini era stata
allestita per accogliere i manifestanti arrivati a Genova negli ultimi
giorni. La sera del 21 luglio la polizia decise di fare un blitz nella
scuola, dove erano accampate molte persone.
Una ricostruzione di Processig8.org
Cominciò una perquisizione senza mandato del magistrato, organizzata
per cercare armi e black bloc. Poco prima della mezzanotte, circa 300
poliziotti divisi in due colonne circondarono la scuola da tutti e due i
lati di via Cesare Battisti, accerchiando i due edifici. I manifestanti
stavano per andare a dormire. Alcuni erano davanti al computer, altri
erano in strada a chiacchierare.
Alla vista dei plotoni di polizia in assetto antisommossa, si
rifugiarono nelle due scuole, chiudendo il cancello e il portone. A
mezzanotte il portone venne forzato e le prime squadre del settimo
nucleo antisommossa fecero irruzione. Si scagliarono contro le prime
persone che si trovarono davanti, un gruppo di undici spagnoli in
ginocchio con le mani alzate. Le altre 12 persone presenti nella
palestra furono picchiate. Molte erano ancora nei sacchi a pelo.
Al primo piano 38 persone aspettavano nel corridoio con le mani
alzate. Furono fatte mettere a terra e furono picchiate brutalmente. Al
secondo piano si trovavano 15 persone. Qui entrarono in azione anche dei
poliziotti in borghese. Al terzo piano i poliziotti non trovarono
nessuno e si accanirono contro gli oggetti.
Al quarto piano otto persone, sentendo le urla e i rumori del
pestaggio, si nascosero nelle aule e nei bagni. Vennero tutti raggiunti
da decine di poliziotti, che si scatenarono in pestaggi di particolare
violenza.
Si trattò di un’aggressione con manganelli speciali (i cosiddetti
tonfa) e armi improprie, come bastoni e mazze da baseball portate da
casa. Anche le operazioni di perquisizione vennero fatte con metodi
inusuali. Vennero sequestrati coltellini multiuso e a serramanico, e
attrezzi provenienti in larga parte da un cantiere dentro la scuola.
Alla fine dell’operazione la polizia arrestò tutte le 93 persone che
erano dentro la scuola Pertini. Ventotto persone vennero ricoverate nei
vari ospedali della città. La maggior parte di loro fu portata alla
caserma di Bolzaneto insieme agli altri 65 arrestati. Tutti hanno
scoperto solo in carcere e in ospedale di essere accusati di
associazione a delinquere finalizzata alla devastazione e al saccheggio,
resistenza aggravata e porto d’armi.
Solo sette persone su 93 non hanno riportato lesioni. I feriti furono
circa 60, cinque in pericolo di vita e molti con fratture multiple.
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