giovedì 3 novembre 2016

Leopolda 7, rinasce l’asse Richetti-Renzi «Sarò il suo frontman per il referendum»


Corriere di Bologna 3 novembre 2016
Il deputato modenese: «Non ho mai criticato il governo, ma l’attività di partito. Ora ci sentiamo ogni giorno»
«L’apertura venerdì sera alle 21 tocca a un altro Matteo, il mio amico Matteo Richetti». Quando questa frase è apparsa sulla newsletter pubblicata ieri da Matteo Renzi per annunciare l’edizione 2016 della Leopolda — da venerdì a domenica a nella stazione da cui è partita nel 2010 la narrazione renziana — in molti hanno fatto un sobbalzo.
Possibile? Richetti?Il renziano della prima uscito dalle grazie del premier? Modenese, ex Margherita, da presidente dell’Assemblea regionale dell’Emilia-Romagna Richetti era stato il co-conduttore della seconda Leopolda (2011), fedele sodale di Renzi ai tempi della rottamazione. Nel 2013, con l’addio alla Regione e l’approdo alla Camera, sembrava lanciato verso incarichi nazionali che però, stentavano ad arrivare. Anche per questo, nel 2014, il deputato modenese aveva tentato di contendere a Stefano Bonaccini la candidatura a governatore della Regione, ma si era ritirato dopo aver scoperto di essere indagato nell’inchiesta sulle spese pazze della Regione (da cui è uscito assolto). Col tempo molti osservatori hanno notato una distanza sempre più considerevole tra i due Matteo. E in diverse occasioni Richetti non ha risparmiato critiche al premier.
L’idillio sembrava finito. E invece ricomincia laddove tutto era iniziato. A questa settima edizione della Leopolda parteciperà una nutrita pattuglia di renziani emiliano-romagnoli: dal presidente Stefano Bonaccini al segretario regionale Paolo Calvano, convinto che la Leopolda sarà utile «come sempre a coinvolgere persone che non frequentano il partito ». Ci saranno il responsabile Economia del Pd nazionale Filippo Taddei e il consigliere comunale Marco Lombardo. Ma l’attesa riguarda soprattutto il discorso dal palco dell’«altro Matteo».
Richetti, allora con Renzi avete fatto pace?
«La morbosità di chi si chiede da quanti giorni non ci telefoniamo è pari a chi vede nel compito che mi è stato affidato di aprire i lavori una mia riabilitazione da parte di Renzi, o addirittura il preludio a un qualche futuro incarico».
Si è detto e scritto che lei e il premier vi eravate allontanati. Non è vero?
«Certi retroscena sono di una tale inconsistenza...».
Ma come, non era stato lei, a maggio, in un’intervista a Libero, a confessare di non incontrare Renzi in privato da un anno e mezzo?
«Diciamo che in questi ultimi giorni si sono allentate alcune divergenze, ora ci stiamo sentendo quotidianamente».
Negli ultimi tempi è stato molto duro con Renzi, fino a dire che lo spirito della Leopolda si era appannato. Ritratta?
«In una relazione politicamente matura non ci si risparmiano critiche, anche molto dure. Le mie critiche a Renzi riguardano soprattutto la gestione del partito, non l’attività di governo. Ho sempre votato le riforme. Sfido chiunque a trovare tracce di dissenso nella mia attività in aula».
Il peggio è passato?
«Stiamo lavorando per rimettere in moto il Paese e questa roba viene un po’ prima delle divergenze personali o delle critiche che da adulti non ci si risparmia».
Molti si chiedono se questo sia il preludio a un suo incarico futuro. Si parla di lei come di un candidato alla segreteria nazionale del Pd. È un’ipotesi credibile?
«Quando avrò modo di parlarne dirò chiaramente che cosa, secondo me, serve al Pd per proseguire seriamente sulla strada dell’innovazione. Una strada che, al momento, il partito non ha intrapreso».
Cosa le ha chiesto Renzi prima di coinvolgerla nell’organizzazione della Leopolda?
«Di garantire un impegno forte: nel prossimo mese sarò una specie di frontman del Sì al referendum».
Lei ha accettato subito?
«Ho chiesto solo di non avere un ruolo formale, ma gli ho dato una disponibilità totale, le partite si giocano insieme».
Sarà una Leopolda molto «tagliata» sul sostegno al Sì?
«Vogliamo tirare un filo conduttore tra le Leopolde precedenti e quella di oggi».
E il bilancio qual è?
«Nel 2011 feci una proposta per l’abolizione delle Province che poi è diventata realtà. Le riforme non nascono dal nulla. Ecco, il referendum deve essere collocato in un contesto complessivo di riforme volute dal governo: lavoro, scuola, pubblica amministrazione».
La Leopolda servirà a rilanciare Renzi?
«Bisogna vincere il referendum e farlo senza che il premier vesta il ruolo del solista. La riforma della Costituzione è un affare del popolo, per questo la Leopolda sarà aperta non da un esponente del governo, ma da uno come me».

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