Renzi o il Cavaliere dietro la presenza del vincitore di Amici?
Non ci sono più le Feste dell'Unità di una volta. Où sont les
neiges d'antan? Dove sono i Guccini, i De Gregori, i Vecchioni, dov'è la
buona coscienza cantautoriale che avrebbe dovuto salvare la politica?
Ha suscitato polemiche l'annuncio della partecipazione alla Festa
democratica del Pd del rapper Moreno, vincitore della dodicesima
edizione di Amici di Maria De Filippi. Anzi, il genovese Moreno
suggellerà l'evento clou della festa; non a caso (come dicono i
deterministi), il suo brano di maggior successo si chiama Che
confusione, e chi vuol metaforizzare metaforizzi! «Da Compagni ad
Amici», questo il destino del Pd decretato da Twitter.
I militanti hanno manifestato inquietudine (è Moreno il loro
problema? È Fabri Fibra che ha prodotto la canzone?) e subito sono
fiorite illazioni. Il rapper era un concorrente che si esibì quando,
indossando un giubbino di pelle alla Fonzie, Matteo Renzi fu ospitato da
Maria la scorsa primavera e si guadagnò l'irrisione dei nemici e
l'appellativo di Renzie (se per questo, anni prima anche Piero Fassino
si era fatto adottare dalla De Filippi). Renzi ha messo le mani sul
partito? Per farla breve, dietro la De Filippi, dietro Moreno, dietro
Renzi ci sarebbe sempre Lui, il Signore di Arcore.
L'unico aspetto evidente in questa storia è che la distanza tra
il segretario del Pd, Guglielmo Epifani, e Moreno Donadoni è abissale:
tra un sindacalismo di stampo ottocentesco e il talent show c'è una
diversità di audience che nessuna polemica potrà mai colmare. Di questo
dovrebbero preoccuparsi i militanti e i simpatizzanti del Pd. E se
avesse ragione Carlo Freccero? In un'intervista ha sostenuto
provocatoriamente: «Maria De Filippi è il mio Censis». Per poi
aggiungere: «Mi fa sempre capire che cos'è oggi la realtà italiana e
molte volte capisco che l'Italia è un Paese anni Trenta».
È vero, il nostro è un Paese pieno di contraddizioni. Quando i
D'Alema, i Veltroni, i Rutelli si servivano di Maurizio Costanzo per
«andare verso il popolo», tutti zitti, Berlusconi non c'entrava. Adesso
si scopre che il Pd è senza bardi e che persino De Gregori avanza
pesanti critiche. È facile cantare in tempi felici, difficile resistere
al canto delle Sirene.
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