Mario Gorlani
Dopo
alcuni mesi di riflessioni di “metodo” e di “merito”, il 23
luglio è stata costituita a Milano l’associazione “Umberto
Ambrosoli”, allo scopo di non disperdere le energie, la
mobilitazione e l’entusiasmo che la candidatura di Umberto
Ambrosoli alle ultime elezioni regionali aveva suscitato.
Negli
scopi e nelle finalità che l’associazione declina non viene
dichiarata alcuna collocazione politica. L’intento, infatti, è
altro: “promuovere
la partecipazione dei cittadini alla vita pubblica e la rigenerazione
della politica locale intesa come linguaggio, approccio e metodo di
esercizio della buona amministrazione”; “contribuire a far
riavvicinare le nuove generazioni alle tecniche e ai linguaggi della
gestione dei beni comuni e, in generale, alla gestione della res
publica. Il singolo associato che decide di aderire alla associazione
diventa un agente di sviluppo locale
capace di valorizzare i territori e attrarre risorse umane (comuni
cittadini, opinion leader, tecnici)”.
Si
vuole cioè tentare di coinvolgere, nell’esperienza amministrativa
e politica, capacità e passioni che la società civile “nasconde”
e che possono costituire una risorsa preziosa per un autentico
rinnovamento della partecipazione politica.
Il
tema non è nuovo, perché tocca il nodo cruciale del rapporto tra
“civismo” e partiti, che si ripropone ad ogni turno elettorale.
Ma se, fino ad oggi, il “civismo” aveva interessato quasi
esclusivamente le elezioni comunali – e Brescia, sotto questo punto
di vista, non fa eccezione – nelle elezioni di febbraio 2013 esso
ha coinvolto anche il livello regionale (Ambrosoli, appunto) e
nazionale, come testimonia il nome che Monti ha dato al suo movimento
(“Scelta civica”) e l’appellativo con cui i grillini chiamano i
loro rappresentanti in Parlamento (“cittadini”). Segno che, in
questa stagione post-ideologica, nella quale lo scontro tra sinistra
e destra ha perso gran parte della sua carica sostanziale e si è
ridotto ad una sorta di ennesima replica di un copione ormai
consunto, sale con sempre maggiore insistenza la richiesta di un
approccio più concreto, competente e disinteressato ai problemi del
nostro Paese.
L’
“associazione Umberto Ambrosoli” costituisce il tentativo di dare
una risposta a questa richiesta. Non è né vuole essere una corrente
del PD, o un suo concorrente, ma il catalizzatore di persone che, in
ogni Provincia e in ogni Comune, vogliano spendersi in un impegno
politico e civile senza iscriversi ad un partito e senza sottostare
alle sue liturgie (ben rappresentate, in questi giorni, dalla
discussione sulle regole del prossimo congresso del partito
democratico).
Avendo
ben chiaro, però, il contesto in cui la candidatura di Umberto
Ambrosoli è nata e l’orizzonte in cui si muoverà.
Umberto
Ambrosoli non è iscritto al Partito Democratico, ma è stato il
candidato del centro-sinistra, con cui ha condiviso un percorso
politico e un programma, e i valori di riferimento di un progetto.
Lo
sforzo, suo e dell’associazione che lo sostiene, è di mobilitare
persone ulteriori rispetto all’elettorato tradizionale di
centro-sinistra, ma non per metterli gli uni contro gli altri, quanto
per unirne le forze in un progetto politico per la Lombardia più
equo e moderno di quanto hanno espresso quasi venti anni di egemonia
ciellina e leghista.
Non
è un progetto facile, ma Umberto Ambrosoli – e il gruppo che lo ha
accompagnato - ha dimostrato di avere le qualità e la statura per
attuarlo soprattutto se il Partito Democratico ne continuerà a
riconoscere lealmente la leadership, come ha fatto fino ad oggi. E i
cinque anni che ci separano dalle prossime elezioni (o, magari, anche
meno), passano più in fretta di quanto si pensi.
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