Goffaggini e assurdità sulla data del congresso Pd. Per fermare
Renzi si scontentano tutti i candidati, mentre chi ritarda la decisione
un candidato proprio non ce l'ha. Sullo sfondo c'è sempre Berlusconi.
Che si tratti di una figuraccia colossale non c’è dubbio. Con
l’aggravante che la goffaggine della direzione democratica intorno alla
data del congresso si riverbera non solo sul gruppo dirigente, ma
sull’intero corpo dei militanti. Uno spettacolo che si doveva
risparmiare a un partito già sottoposto a tanti traumi.
Ma perché si è giunti a tanto, alla scenetta un po’ comica della data
richiesta, concessa, poi ritirata, poi oggetto della diatriba fra i due
vicepresidenti del Pd?
La ragione originaria la conosciamo: un pugno di dirigenti
democratici ormai ha fatto una professione delle tattiche dilatorie e
ostruzionistiche per tenere lontano Matteo Renzi dalla segreteria del
partito. Il paradosso è che in questa melina costoro si sono ormai
tirati addosso la contestazione anche di tutti gli altri candidati,
perfino fino ad adesso “più” candidati dello stesso Renzi.
Rispetto a questo estenuante giochetto, una prima novità è che il
fronte che vuole ostacolare Renzi continua a non avere alcun candidato
alternativo, visto che non si riconosce né in Cuperlo né in Civati né in
Pittella e non riesce a tirare fuori un nome da mandare al martirio
contro la macchina elettorale del sindaco di Firenze.
Già questo basterebbe a rendere la mitica data del 24 novembre una
scadenza da incubo per qualcuno. C’è poi però un altro argomento, un po’
più consistente, ed è quello che lo stesso Renzi prende di petto quando
afferma davanti al popolo delle Feste democratiche «almeno il congresso
facciamolo senza Berlusconi».
Renzi su questo passaggio prende molti applausi. Neanche lui però può
ignorare che le primarie del Pd sono molto diverse se si svolgono “in
attesa” di elezioni politiche, oppure nel pieno del collasso della
legislatura sotto i colpi di un disperato Pdl.
Se questa è la valutazione principale che muove Epifani (o meglio,
che lo tiene fermo), essa andrebbe però esplicitata. Se non lo si fa, è
perché affrontare questo scenario equivarrebbe a indebolire Letta, e
perché la risposta renziana sarebbe facile e rapida: a maggior ragione
il Pd ha bisogno di dotarsi di una leadership forte, tanto più
ravvicinato è lo scontro con la destra.
E poi, il Pd può esibire una sua forte autonomia oppure giocare di
rimessa come fa spesso, ma sotto la pressione di uno scontro politico
una sola cosa proprio non può permettersi: di farsi ridere dietro come è
successo negli ultimi giorni.
Nessun commento:
Posta un commento