Luca Pisapia
Il Fatto quotidiano 22 agosto 2013
Donne e uomini di ogni età che si sono disposti lungo la sponda del fiume Las Piedras armati di bastoni, lance e frecce, e hanno affrontato in un lungo e silenzioso duello i forestali e i ranger in quel lembo di foresta Amazzonica che coincide con la zona sudorientale del Perù. Pluspetrol, Hunt Oil e Repsol stanno espandendo il progetto energetico Camisea
Il primo giorno sono arrivati in venti, il secondo erano oltre cento e il terzo giorno è arrivata l’ultima decina. Donne e uomini di ogni età che si sono disposti lungo la sponda del fiume Las Piedras armati di bastoni, lance e frecce, e hanno affrontato in un lungo e silenzioso duello i forestali e i ranger in quel lembo di foresta Amazzonica che coincide con la zona sudorientale del Perù. Sono gli ultimi appartenenti alla tribù indigena dei Mashco-Piro, una delle tribù isolate dell’America Latina, che mai hanno avuto contatti con il mondo esterno. Sono arrivati lì alla fine di giugno per difendere il loro territorio dalle compagnie petrolifere, le industrie della deforestazione, la civiltà che avanza. Dopo qualche giorno, e un breve contatto con la tribù degli Yino da cui hanno ricevuto corde, machete e qualche banana, sono spariti di nuovo, tornati nelle foreste del Monte Salvado che da sempre è la loro casa.
I
Mashco vivono di caccia e di raccolta. La leggenda vuole che il loro
primo, sanguinario, incontro con il progresso sia avvenuto alla fine
dell’800 con il latifondista peruviano Carlos Fitzcarrald, quello che ispirò l’omonimo capolavoro cinematografico di Werner Herzog,
che ne trucidò e sterminò la maggior parte. La storia racconta anche
che le prime immagini della loro esistenza risalgano invece alla fine
secolo scorso, quando avevano intrapreso una dura lotta contro i
taglialegna e i narcotrafficanti che cominciavano a
invadere le loro terre, per prenderne il legno o usarle come
nascondiglio. Poi i Mashco si erano ritirano di nuovo e di loro non si
era più nulla.
Turisti e
popolazioni vicine ogni tanto lasciano cibo nelle vicinanze, in punti
dove la tribù, secondo gli ultimi rilevamenti composta da poche
centinaia di elementi, possa raccoglierli. Ci sono stati altri
avvistamenti e fotografie, da lontano, per lo più da parte di ecologisti
e antropologi. Fino al primo incontro voluto da loro:
nel 2011, quando sono scesi a valle e si sono disposti a gruppi lungo le
rive de Las Piedras, sembra, per chiedere cibo e utensili e banane agli
Yino.
Con questo improvviso e minaccioso ritorno, in assetto da guerra, i Mashco vogliono denunciare le compagnie petrolifere Pluspetrol, Hunt Oil e Repsol che stanno espandendo il gigantesco progetto energetico Camisea, che include estrazione, trasporto e distribuzione di gas naturale. Finanziate dalla Banca interamericana di sviluppo (Bid), scavi e trivellazioni per cercare petrolio e gas naturali stanno provocando sfollamenti di tribù indigene, deforestazione, inquinamento
delle acque e insorgenza di malattie. Anche attraverso il continuo via
vai di aerei che volano a bassa quota e di mezzi pesanti, che sporcano
l’aria. Perché è bene ricordarlo, una delle cause primarie del genocidio
dei nativi americani, oltre alla spada dei conquistadores, fu
l’importazione nel territorio di germi e batteri da cui gli indigeni non
erano immuni. E anche per questo il governo peruviano e quelli
confinanti proibiscono i contatti con le tribù isolate.
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