Renzi corre per la segreteria, lui e Letta uniti nel negare ogni
"salvezza" a Berlusconi. La risposta è un preannuncio di caduta del
governo: scelta grave ma che non troverà più il Pd subalterno.
Il nodo che pareva il più complicato della stagione si scioglie a
Forlì. Matteo Renzi accetta di correre per la segreteria del Pd anche
nella prospettiva di una buona durata del governo Letta.
Ma bastano pochi minuti perché la questione si ponga in termini del
tutto diversi, opposti a quanto abbiamo raccontato negli ultimi giorni
dopo l’esito della trattativa sull’Imu.
Perché, dopo che sia il presidente del consiglio che il più forte
candidato alla guida del Pd, da Genova e da Forlì, avevano chiuso ogni
discorso sul “salvataggio” di Berlusconi, la risposta dell’interessato è
stata l’annuncio che, se le cose dovessero andare come preannunciano
Letta e Renzi (e come Epifani ha ribadito più volte senza incontrare
alcun dissenso interno), alla sua decadenza da senatore corrisponderà
l’immediata caduta del governo delle larghe intese.
Si può osservare che Berlusconi ha già detto questo e l’esatto
contrario, più volte, negli ultimi mesi. È vero. Ogni racconto sul
Berlusconi privato di questi giorni converge nel descrivere un uomo
depresso, confuso, incerto, con forti sbalzi d’umore e d’opinione.
Inoltre quella che potremmo definire – almeno sul piano della
propaganda – come la vittoria del Pdl sull’Imu ha dato sostanza alle
posizioni dei berlusconiani governisti. Il buon argomento di campagna
elettorale – la promessa fiscale mantenuta – si scioglierebbe se la
promessa, causa crisi di governo, dovesse rimanere incompiuta.
Quindi nulla ancora può essere dato per definitivo, a questo punto della vicenda.
Tranne ciò che francamente ci sta più a cuore. Molto più a cuore dei destini di Berlusconi.
E cioè che da ieri la marcia di avvicinamento del Pd alla resa dei
conti elettorale ha trovato un sentiero diritto. Che non vuol dire che i
giochi per Renzi siano fatti ma semplicemente (eppure non pareva così
semplice) che nei prossimi tre mesi si sceglie e si consolida, senza
pasticci né equivoci, la leadership incaricata di chiudere da sinistra
l’epoca delle larghe intese. Come lo stesso Enrico Letta ha affermato
ieri con grande forza.
Questo è il punto chiave.
Berlusconi potrà pensarci, ripensarci, e ripensarci altre dieci
volte. La faticosa coabitazione fra Pd e Pdl potrà durare ancora poche
settimane, oppure qualche mese. Ma non ci sarà più un Pd frastornato e
subalterno, bensì un partito unito nella voglia di vincere, stavolta,
l’intera posta.
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