lunedì 19 agosto 2013

Ma anche...



Riccardo Imberti

mentre da Rimini Enrico Letta richiama la maggioranza delle larghe intese alla responsabilità, affinchè possa cogliere e gestire i seppur flebili segnali di ripresa e mentre richiama l'urgenza di cambiare la legge elettorale come fecero a suo tempo Prodi, Berlusconi e Monti (sappiamo come finì), si affaccia minacciosa ogni giorno di più, la voglia, del condannato Berlusconi di rovesciare il tavolo....staremo a vedere.
Ne frattempo, in questi ultimi giorni di vacanza, occupiamoci un poco di ciò che accade in casa nostra.
Nei giorni scorsi è comparsa sulla pagina locale del Corriere della Sera, un'intervista al segretario del PD bresciano Piero Bisinella. Il bilancio che lui fa della gestione del partito è naturalmente positivo. A tale proposito cita i risultati delle elezioni amministrative che hanno visto prevalere il PD in comuni importanti, primo fra tutti il capoluogo, tornato al centrosinistra sotto la guida di Emilio Delbono. Sono dell'avviso che dobbiamo rallegrarci se alla guida delle amministrazioni locali bresciane, i cittadini sono tornati a premiare la buona tradizione di governo. Dopo le ubriacature delle promesse leghiste di “padroni a casa nostra” a copertura al loro sistema clientelare usato a piene mani e alle spese allegre dei loro rappresentanti regionali era necessario un segnale di svolta.
La città è stata vinta, grazie a belle candidature del pd e del centrosinistra, ad una strategia delle alleanze intelligente, ma anche, io credo, al contributo dato con la loro presenza, di Cesare Trebeschi, Matteo Renzi e Umberto Ambrosoli. Il segnale di forte coesione tra passato e presente, il richiamo al bisogno di forte rinnovamento della politica e dei partiti, il coinvolgimento importante della società civile, sono stati elementi decisivi, premiati dagli elettori bresciani.
Certamente il congresso bresciano del partito democratico dovrà riflettere su quanto è accaduto e fare ricchezza di una campagna elettorale amministrativa che ha dato risultati nazionali e locali positivi oltre ogni più rosea previsione, ma anche, del calo allarmante di votanti.
Su quest'ultimo elemento il segretario non fa parola e questo è la prima mancanza grave: non possiamo dire che “è passata a nuttata!”.
In secondo luogo, se un congresso s'ha da fare, una riflessione sul partito è d'obbligo.
Innanzitutto si deve aprire una riflessione sugli organi dirigenti, sul loro funzionamento e sui luoghi delle decisioni politiche, sul rapporto con gli eletti in parlamento e in regione, sui circoli e le loro difficoltà, sul superamento della fusione a freddo tra ex e la necessità di aprire il partito ai cittadini. Temi da sempre all'ordine del giorno, ma oggi più di ieri vanno affrontati, vista la distanza sempre più marcata dei cittadini dalla politica e ancor più dai partiti e il calo degli iscritti al PD che anche a Brescia si è verificata in questi ultimi anni.
La seconda questione riguarda la modalità di elezione del segretario. Dice Bisinella: in attesa delle decisioni nazionali, primarie aperte, ma anche dei soli iscritti sul livello provinciale. Avrei preferito che dichiarasse di volere primarie aperte anche a Brescia. Non possiamo accettare di essere catalogati dal livello nazionale, organismi marginali del partito, democratici di serie B.
Infine credo che un congresso debba consentire un confronto franco tra le varie sensibilità presenti e tra i candidati che le rappresenta. Tali candidature in nessun modo devono essere intese come un pericolo per il partito; al contrario, una ricchezza da salvaguardare. È sempre stato così e non vedo perchè non debba continuare. In questo senso, le dichiarazioni del segretario provinciale mi sembrano oltre che fuori luogo, anche un tantino vecchie e strumentali, in nome di un unità del partito che afferma di rappresentare, tutta da dimostrare. Non ricordo con precisione la maggioranza che lo ha eletto, ma mi pare che in questi anni le cose siano cambiate anche da noi; se non ricordo male, sono cambiate alleanze politiche in corso d'opera che  avrebbero meritato una riflessione politica puntuale e più approfondita. Ma anche noi viviamo di poca memoria e questo è un guaio.
Io mi auguro che il congresso di Brescia sia aperto, che le candidature siano libere da condizionamenti e possano esprimere la loro idea di partito liberamente. Mi auguro che si apra una fase nuova della politica bresciana, capace di progettualità sui temi del futuro della società, aiutati in questo anche dal contributo delle tante nuove esperienze amministrative: un segnale di concretezza utile e prezioso per i livelli regionali e nazionali.
C'è bisogno adesso di un congresso capace di imprimere un segnale di profondo rinnovamento e un radicale cambiamento riguardo ai costi della politica. Le condizioni ci sono perchè Brescia torni ad essere un punto di riferimento per la politica nazionale.

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