Se davvero il segretario del Pd sostituirà Letta, si allungherà la
lista dei governi non scelti dai cittadini. Forse addirittura per alcuni
anni. Non è una prospettiva sana.
Berlusconi e i berlusconiani hanno torto marcio sulla storia del
complotto del 2011. Detto questo, c’è un dato oggettivo: è da due anni e
quattro mesi che l’Italia non ha un governo scelto dai cittadini. Una
situazione accettabile nell’emergenza si è ormai trasformata in regola. E
si potrebbe dire che l’attuale maggioranza è perfino meno legittimata
sotto il profilo elettorale di quella che sosteneva Monti: le larghe
intese tra Pd, Pdl (poi Ncd) e centristi mettono insieme partiti usciti
tutti duramente sconfitti dalle urne del febbraio 2013.
La missione di Matteo Renzi dovrebbe essere proprio questa: mettere
fine a una insopportabile anomalia. Intorno a questa vocazione il
sindaco di Firenze ha costruito tutta la propria narrazione. Il trionfo
nelle primarie, per quanto eccezionale, è stato solo un passaggio in un
percorso di investitura democratica: non può sostituire la conquista del
consenso tra l’intero corpo elettorale.
In queste ore – che sembrano proprio essere di vigilia di una
clamorosa sostituzione a palazzo Chigi – la domanda inevitabile è: a
quale record puntiamo? Tre anni senza un governo scelto dagli elettori?
Tre anni e mezzo? Oltre sei anni, come sarebbe nel caso che Renzi
ottenesse addirittura un accordo di legislatura, quale vanno chiedendo
alcuni dei suoi? È una prospettiva sana, auspicabile?
Fino a prova del contrario, continuiamo a considerare Matteo Renzi
come una vittima di questa situazione. Paga la colpa di essersi posto
obiettivi di riforma ambiziosi e rapidi, di esser partito dopo le
primarie a una velocità insostenibile per chiunque altro. Se lui fosse
stato più tranquillo, la politica italiana sarebbe rimasta quell’inutile
arena nella quale ci si accapiglia tanto per rimanere sempre fermi.
Per espiare questa colpa (e tenere viva la speranza delle riforme
istituzionali, altrimenti trascinate a fondo dalle difficoltà del
governo) ora Renzi potrebbe trovarsi costretto a un’operazione contro
natura: affidare il proprio progetto “rivoluzionario” a una stanca
maggioranza ereditata dai fallimenti della Seconda repubblica. Non
dunque un rapido approccio alle urne, ma una vera e propria avventura di
governo. La sua avventura, che un po’ avrebbe dovuto essere invece quella di tutti.
Magari il sindaco ci stupirà un’altra volta, e davvero si rivelerà
come Mosè che separa le acque (immagine di Graziano Delrio). In attesa
di miracoli biblici (e di sapere fino a dove pensa di poter arrivare
Renzi), coltiviamo un cinico scetticismo da miscredenti.
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