mercoledì 12 febbraio 2014

Usque tandem Matteo Renzi?

Stefano Menichini
 

Se davvero il segretario del Pd sostituirà Letta, si allungherà la lista dei governi non scelti dai cittadini. Forse addirittura per alcuni anni. Non è una prospettiva sana.
Berlusconi e i berlusconiani hanno torto marcio sulla storia del complotto del 2011. Detto questo, c’è un dato oggettivo: è da due anni e quattro mesi che l’Italia non ha un governo scelto dai cittadini. Una situazione accettabile nell’emergenza si è ormai trasformata in regola. E si potrebbe dire che l’attuale maggioranza è perfino meno legittimata sotto il profilo elettorale di quella che sosteneva Monti: le larghe intese tra Pd, Pdl (poi Ncd) e centristi mettono insieme partiti usciti tutti duramente sconfitti dalle urne del febbraio 2013.
La missione di Matteo Renzi dovrebbe essere proprio questa: mettere fine a una insopportabile anomalia. Intorno a questa vocazione il sindaco di Firenze ha costruito tutta la propria narrazione. Il trionfo nelle primarie, per quanto eccezionale, è stato solo un passaggio in un percorso di investitura democratica: non può sostituire la conquista del consenso tra l’intero corpo elettorale.
In queste ore – che sembrano proprio essere di vigilia di una clamorosa sostituzione a palazzo Chigi – la domanda inevitabile è: a quale record puntiamo? Tre anni senza un governo scelto dagli elettori? Tre anni e mezzo? Oltre sei anni, come sarebbe nel caso che Renzi ottenesse addirittura un accordo di legislatura, quale vanno chiedendo alcuni dei suoi? È una prospettiva sana, auspicabile?
Fino a prova del contrario, continuiamo a considerare Matteo Renzi come una vittima di questa situazione. Paga la colpa di essersi posto obiettivi di riforma ambiziosi e rapidi, di esser partito dopo le primarie a una velocità insostenibile per chiunque altro. Se lui fosse stato più tranquillo, la politica italiana sarebbe rimasta quell’inutile arena nella quale ci si accapiglia tanto per rimanere sempre fermi.
Per espiare questa colpa (e tenere viva la speranza delle riforme istituzionali, altrimenti trascinate a fondo dalle difficoltà del governo) ora Renzi potrebbe trovarsi costretto a un’operazione contro natura: affidare il proprio progetto “rivoluzionario” a una stanca maggioranza ereditata dai fallimenti della Seconda repubblica. Non dunque un rapido approccio alle urne, ma una vera e propria avventura di governo. La sua avventura, che un po’ avrebbe dovuto essere invece quella di tutti.
Magari il sindaco ci stupirà un’altra volta, e davvero si rivelerà come Mosè che separa le acque (immagine di Graziano Delrio). In attesa di miracoli biblici (e di sapere fino a dove pensa di poter arrivare Renzi), coltiviamo un cinico scetticismo da miscredenti.

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