Il rientro dell'Udc nel centrodestra non sarà affatto facile. E
comunque il segretario del Pd l'aveva messo in conto nella sua scelta
bipolarista.
L’esordio di Nando Pagnoncelli come sondaggista ufficiale del Corriere della Sera
non poteva essere più urticante per chi a sinistra pensa che la
politica alla fine si riduca alla tabellina delle percentuali degli
istituti demoscopici. Già, perché dà fastidio scoprire che basta lo
spostamento della sola piccola Udc nel campo del centrodestra per
ribaltare gli attuali equilibri virtuali fra le coalizioni. In favore di
Berlusconi, naturalmente.
In realtà la preoccupazione – che già sentiamo correre nel Pd,
insieme al rammarico per una riforma elettorale che favorirebbe un esito
di questo genere: «l’Italicum, fatto su misura per Berlusconi» – appare largamente infondata, o perlomeno prematura. Per due motivi.
Il primo è meramente tecnico e attiene appunto ai sondaggi. Dovremmo
ormai aver imparato, anche a spese nostre, quanta differenza vi sia tra
l’opinione elettorale espressa a urne lontane e quella che poi
effettivamente si sposta nel corso delle campagne elettorali e
addirittura nelle ultime ore. L’Italicum, come del resto i
sistemi maggioritari che l’hanno preceduto, incoraggia i partiti a
mettersi insieme. Ma non sarà la somma dei loro numeri attuali a fare il
totale finale, che sarà molto più determinato dalle leadership in
campo: per quel che possiamo saperne ora, Renzi, Grillo e un
rappresentante di Berlusconi.
Qui c’è il punto politico della vicenda Casini. Che già dalle prime
ore del suo annuncio ha creato nel centrodestra più problemi di quanti
prometta di risolverne. La diffidenza, a dir poco, della Lega. Lo
sbalordimento dell’ala dura berlusconiana. Il totale spiazzamento dei
giornali d’area, i cui archivi traboccano di ogni ingiuria possibile al
presunto figliuol prodigo.
La sorpresa è fuori luogo: le rotture parallele e contemporanee tra
Casini e Monti e tra Alfano e Berlusconi già dichiaravano le intenzioni
dei protagonisti. Ma chi può scommettere che possa scivolare tutto
facile tra Udc e Ncd prima, e poi fra costoro (eventualmente uniti e
quindi più esigenti) e la rinata Forza Italia, e poi la Lega?
La risposta di Matteo Renzi è coerente con la sua dura determinazione
bipolarista. Per lui, Casini che torna da Berlusconi è una buona
notizia: i tasselli si infilano nel puzzle di uno scontro che non
prevede neocentristi e che lascerà il Pd libero di contendere consensi a
sinistra, al centro e ovviamente fra i grillini, anche senza aspettare
il ballottaggio.
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