venerdì 7 febbraio 2014

Renzi: «Lo schema può cambiare». La discussione sul governo rinviata al 20

Rudy Francesco Calvo 
Europa  

Il segretario sollecitato nella direzione del Pd a chiarire il rapporto tra il partito e l'esecutivo. Letta: «Non voglio galleggiare». La mediazione di Napolitano
Matteo Renzi non chiude la porta a nessuna ipotesi. Anzi, nel suo intervento conclusivo alla direzione del Pd di ieri, ha proposto addirittura di riconvocare quell’organismo il 20 febbraio con un unico, chiaro punto all’ordine del giorno: la scelta tra continuare a sostenere questo governo, dar vita a un Letta bis o portare lo stesso Renzi a palazzo Chigi. «Io – ha chiarito il segretario dem – non mi sono mai allontanato dallo schema che ci ha posto il presidente del consiglio: un percorso di 18 mesi per uscire dalla crisi finanziaria e approvare un pacchetto di riforme. Vogliamo cambiare schema? Parliamone».
Non è arrivato, quindi, quel “no” chiaro di Renzi all’ipotesi della staffetta a palazzo Chigi, l’unica risposta che avrebbe definitivamente archiviato quella soluzione.
E quel “no” non è stato pronunciato nemmeno da Graziano Delrio, nell’incontro mattutino con il capo dello stato, che certamente ha segnato anche l’andamento della direzione. Giorgio Napolitano ha chiesto al ministro, con il quale ha un buon rapporto, un chiarimento rispetto ai tanti articoli dedicati dai giornali a questa ipotesi. E Delrio non ha potuto fare altro che riferire al presidente le tante pressioni giunte al Nazareno da parte degli altri partiti della maggioranza e dalle parti sociali (Confindustria in testa), il nulla osta manifestato da Silvio Berlusconi, la richiesta di uno scatto proveniente dalla minoranza interna. Napolitano ha preso atto della situazione, pur rimanendo dell’idea che il governo Letta debba proseguire nel proprio lavoro.
«Tutto voglio tranne che galleggiare», ha garantito il premier davanti alla platea del suo partito, al quale ha chiesto di diventare «protagonista della storia di questo paese», conducendo il percorso delle riforme e mantenendo un «gioco di squadra» con l’esecutivo. Parole che, però, non hanno convinto soprattutto la minoranza cuperliana, nella quale le posizioni favorevoli a un avvicendamento a palazzo Chigi acquistano sempre più forza. A esplicitarle, nella fase finale della riunione di ieri, sono stati Gianni Cuperlo e Matteo Orfini. «Sia il segretario ad assumere una iniziativa chiara – ha chiesto il primo – e troverà una piena responsabilità da parte di tutti». E il secondo ha ribadito la necessità di «un nuovo patto di governo da riscrivere insieme, su cui il Pd deve spendersi».
A quel punto, però, Renzi aveva già deciso: la discussione ci sarebbe stata. E senza alcuna preclusione. Perché se il Pd è l’unico partito che può dare una «speranza» al paese, è anche vero che «il pacchetto delle riforme», a partire dalla legge elettorale, è solo «l’inizio della concretizzazione della speranza». Letta è in grado di proseguire per quella strada? La risposta è rinviata a dopo l’approvazione dell’Italicum a Montecitorio e, a quel punto, Renzi apparirà certamente più forte e per il premier (e il capo dello stato) sarà più difficile arginare le richieste di chi chiede la “staffetta” tra i due.
Decisione rinviata, quindi, ma la giornata di ieri ha sciolto un nodo che non era per niente scontato: Matteo Renzi vede se stesso a palazzo Chigi, anche senza passare dal voto. Sono state vinte, quindi, le resistenze dei più scettici tra i “suoi” (ieri in direzione avevano manifestato la loro contrarietà Paolo Gentiloni e Ivan Scalfarotto) mentre si fa strada la linea – trasversale alle aree interne e a tutta la maggioranza – di chi vuole che la legislatura prosegua anche oltre il 2015.

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