Il segretario sollecitato nella direzione del Pd a chiarire il
rapporto tra il partito e l'esecutivo. Letta: «Non voglio galleggiare».
La mediazione di Napolitano
Matteo Renzi non chiude la porta a nessuna ipotesi. Anzi, nel suo intervento conclusivo
alla direzione del Pd di ieri, ha proposto addirittura di riconvocare
quell’organismo il 20 febbraio con un unico, chiaro punto all’ordine del
giorno: la scelta tra continuare a sostenere questo governo, dar vita a
un Letta bis o portare lo stesso Renzi a palazzo Chigi. «Io – ha
chiarito il segretario dem – non mi sono mai allontanato dallo schema
che ci ha posto il presidente del consiglio: un percorso di 18 mesi per
uscire dalla crisi finanziaria e approvare un pacchetto di riforme.
Vogliamo cambiare schema? Parliamone».
Non è arrivato, quindi, quel “no” chiaro di Renzi all’ipotesi della
staffetta a palazzo Chigi, l’unica risposta che avrebbe definitivamente
archiviato quella soluzione.
E quel “no” non è stato pronunciato nemmeno da Graziano Delrio,
nell’incontro mattutino con il capo dello stato, che certamente ha
segnato anche l’andamento della direzione. Giorgio Napolitano ha chiesto
al ministro, con il quale ha un buon rapporto, un chiarimento rispetto
ai tanti articoli dedicati dai giornali a questa ipotesi. E Delrio non
ha potuto fare altro che riferire al presidente le tante pressioni
giunte al Nazareno da parte degli altri partiti della maggioranza e
dalle parti sociali (Confindustria in testa), il nulla osta
manifestato da Silvio Berlusconi, la richiesta di uno scatto proveniente
dalla minoranza interna. Napolitano ha preso atto della situazione, pur
rimanendo dell’idea che il governo Letta debba proseguire nel proprio
lavoro.
«Tutto voglio tranne che galleggiare», ha garantito il premier davanti alla platea del suo partito,
al quale ha chiesto di diventare «protagonista della storia di questo
paese», conducendo il percorso delle riforme e mantenendo un «gioco di
squadra» con l’esecutivo. Parole che, però, non hanno convinto
soprattutto la minoranza cuperliana, nella quale le posizioni favorevoli
a un avvicendamento a palazzo Chigi acquistano sempre più forza. A
esplicitarle, nella fase finale della riunione di ieri, sono stati Gianni Cuperlo e Matteo Orfini.
«Sia il segretario ad assumere una iniziativa chiara – ha chiesto il
primo – e troverà una piena responsabilità da parte di tutti». E il
secondo ha ribadito la necessità di «un nuovo patto di governo da
riscrivere insieme, su cui il Pd deve spendersi».
A quel punto, però, Renzi aveva già deciso: la discussione ci sarebbe
stata. E senza alcuna preclusione. Perché se il Pd è l’unico partito
che può dare una «speranza» al paese, è anche vero che «il pacchetto
delle riforme», a partire dalla legge elettorale, è solo «l’inizio della
concretizzazione della speranza». Letta è in grado di proseguire per
quella strada? La risposta è rinviata a dopo l’approvazione
dell’Italicum a Montecitorio e, a quel punto, Renzi apparirà certamente
più forte e per il premier (e il capo dello stato) sarà più difficile
arginare le richieste di chi chiede la “staffetta” tra i due.
Decisione rinviata, quindi, ma la giornata di ieri ha sciolto un nodo
che non era per niente scontato: Matteo Renzi vede se stesso a palazzo
Chigi, anche senza passare dal voto. Sono state vinte, quindi, le
resistenze dei più scettici tra i “suoi” (ieri in direzione avevano
manifestato la loro contrarietà Paolo Gentiloni
e Ivan Scalfarotto) mentre si fa strada la linea – trasversale alle
aree interne e a tutta la maggioranza – di chi vuole che la legislatura
prosegua anche oltre il 2015.
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